LABIRINTO ZERO
Massimiliano Badiali
 

In copertina il quadro L'uomo labirinto della prof.ssa Lelia Burroni, pittura manifesto del Labirntismo

 
PRESENTAZIONE DEL LIBRO LABIRINTO ZERO DI MASSIMILIANO BADIALI
IL 14 GIUGNO 2009
                                                                Presentazione di Isania Forgione       Letture di Barbara Cantelli e Denny Bonicolini
  

Questo nuovo lavoro di Massimiliano Badiali, ideatore e fondatore del Labirintismo, un nuovo movimento dal quale faccio parte come socio onorario, che sta moltiplicando gli artisti aderenti a vista d’occhio, è indubbiamente un’importanza testimonianza esistenziale dell’autore che si aggiunge alle  precedenti opere.

Tra il canto di Teseo ed il filo d’Arianna alla ricerca d’una logica ricercata invano, perché la razionalità si perde nel momento in cui  la mente umana cerca degli interrogativi ai quali difficilmente troverà adeguate risposte, si tesse la trama d’un racconto che indicherà  nel finale un percorso di redenzione nel quale l’Uomo si ritroverà nuovamente solo davanti a se stesso.

Il racconto si snoda attraverso una scenica e spettacolare teatralità dove l’Io narrante illustra un male di vivere che si manifesta anche nei primi ed innocenti amori adolescenziali.

Il lettore cercherà attraverso la lettura una sua logica e forse la troverà, ma solo nel momento in cui potrà, come in un film al rallentatore, vedere nella sua introspezione la propria immagine riflessa nel labirinto degli specchi.

Indubbiamente un’opera coraggiosa, questa del Badiali, che mette in risalto le sue ottime doti artistiche, sia in prosa che in poesia, e che riuscirà a tenere assorto nella lettura il lettore fino all’ultima pagina di LABRINTO ZERO.

       LUCIANO SOMMA 

 

Massimiliano Badiali: il Princeps Labyrinthismi! Il Labirintonauta, lo Zeronauta per antonomasia!  Princeps Labyrinthismi, in quanto archimandrìta, geniale monade schizoide, irresoluta, dalla cui feràce, ubertosa poièsi è germinata l’idea di “Labirintismo”! Labirintonauta, in quanto “Erro in fondo al mio labirinto esistenziale…” “Per l’umano errare…” (Esodo dal labirinto)”. Zeronauta! Prima di spiegare perché, è d’uòpo acclarare il concetto e l’etimologia di “Zero”! Il termine “zero” deriva dall’arabo “sifr”, che vuol dire “nulla, vuoto”. A posteriori di questo assioma possiamo quindi tornare al concetto di “ Zeronauta”. Zeronauta, poiché “Ma il VUOTO è là…”-”Dell’eco VUOTA di voci…”-“Ma il VUOTO è qui…”- “L’energia decompone il tutto in NULLA…” (Esodo dal labirinto). Elementi, questi ultimi, che possono essere riconducibili ad una dialettica sartriana “L’essere e il nulla”(1943), contraddistinta dall’analisi di un’azione etica in cui la coscienza, intesa come assoluta libertà, viene a collisione con l’aborrevole inerzia della realtà.

Similmente a Luis Borges, invece, riesce a costruire slittamenti temporali “…apparente caos primordiale”-“…dagli odori ebbri di memoria…”-“Sento in fondo al mio labirinto spettrale i tomi del passato…”-“…ogni istante in eterna tensione…”-“D’ improvviso, sul dedalo che non tiene…” (Esodo dal labirinto).

E come in Borges, l’intera poesia da l’impressione di una realtà parallela al sogno, di una lirica fase REM, in cui si susseguono immagini incontrollate dalla coscienza.

Tuttavia “Sul dedalo che non tiene/filtra un raggio/s’apre un varco…” (Esodo dal labirinto).

E’ questo un messaggio di grande fede e speranza, con il quale Massimiliano Badiali, ex-abrupto, ci propone l’intervento dell’Arte, quale sinestetico Dèus-ex-màchina, quale “Filo di Arianna” necessario per l’esodo dal labirinto, per “…ad una nuova vita cosciente/in esodo resuscitare”.

Questa poesia può, da sola, essere considerata la perfetta ed esaustiva sinòssi di “Labirinto zero”.

“Labirinto zero” è SIFR, è il vuoto. E’ il Chaos, “il nulla che esplode” pristino alla creazione. E’ l’indifferenziato, il vuoto in cui si celano tutte le possibilità. E’ l’uovo cosmico che racchiude l’androgino, l’accettazione del rovescio della medaglia dell’anima! La quintessenza ontologica del Labirintismo Badialiano può essere compendiata nelle due opere: “Nel Labirinto di Basendolf” e “ Labirinto Zero”, le cui singole critiche sono qui di seguito riportate.

Con “Nel Labirinto di Basendolf”, Massimiliano Badiali non intende assurgersi né a catechèta dogmatico, né a letterato lùdico, bensì a ruolo di dialettico che specula sull’universo labirintico, congetturandone il limes ana-catabatico che da esso possa l’uomo emancipare. Antropologicamente ed ontologicamente, gli archetipi umani sono rimasti immutati nel corso dei millenni ed è sulla base di questo postulato che Badiali chiede ed afferma “…non cercate in voi stessi un barlume di speranza in un oceano di disperazione? Se lo negate, siete ipocriti”. Questo per evidenziare l’omologia archetipica del labirinto umano e l’universale istanza di “Esodo dal labirinto”.

Badiali postula la letteratura quale antidoto all’involuzione etica che ha reso anodino l’animo umano. In virtù della letteratura, in quanto Arte, in quanto Filo di Arianna,

Badiali vagheggia e propone lo strumento per l’ “Esodo dal labirinto”.

“Nel Labirinto di Basendolf” inizia con un “…soliloquio disegnato nel buio…”. Subliminale traslato d’introspettiva solitudine.  Ed ancora “La memoria vi ha comunicato ricordi ed immagini disperse nel vuoto…” Slittamenti temporali, riferimenti al vuoto, ovvero al nulla.

Intercalare peculiari del Labirintismo, che ben si coniugano con il precedente “Subliminale traslato di introspettiva solitudine”.

“Ed ecco che vi sentite monade, i cui sogni non sono che lanterne invisibili e nascoste”.

Questo passo può rappresentare la chiave di lettura dell’intero testo, la cui parte dialogica si sviluppa precipuamente tra “Lui” e “ Lei”, con interventi di “Sles” (unico lettore ed unico spettatore) e di “Noi”.

“Lui” considera “Lei” una stronza abominevole. “Lui”è materialista “Amo le tue natiche polpose e i tuoi seni abbondanti”. Si assurge a giudice “”Sei una bigotta con tutto il moralismo che hai nella tua vita interiore”! E’ permeato di solitudine interiore “Si mettono le radici nella solitudine come si contempla il mare…” occultando così un desiderio di immenso, ovvero di liberazione dalle catene esistenziali.

“Lei” così ricorda l’amore “Quella notte odorava di edera ed inebriava ogni gravido momento di vuoto della mia anima. Le sensazioni salivano su un’effervescenza che saliva l’epidermide, come la carezza di una foglia.

Le stelle respiravano il cielo blu”.

Sinestesie, istanze, emozioni, sentimenti, lirismi romanticamente mulièbri! Per “Lei” il leit-motiv esistenziale è l’amore “Tu parli d’amore solo quando bevi. Perché non mi dici che mi ami ancora? Perché non dici mai niente?” “Dimmi che mi ami…” “Ed ecco che vi sentite monade…” Ho enunciato questo passo come chiave di lettura dell’intero testo e ne parafraserò il perché. Il termine “monade” vuol dire: L’essere esistente solo e per sé medesimo, secondo i Pitagorici.

L’uomo nasce monade, ma deve compiere il suo labirintico percorso di catarsi per diventare nel contempo Anèr/maschio e Gynè/femmina, ovvero deve diventare animicamente androgino. Lui e lei si scontrano perché non accettano le reciproche specularità fino, appunto, alla ricomposizione dell’androgino.

Tuttavia, questa non è che una prima fase, poiché l’androgino, ovvero il conflàto di Anèr+Gynè, costituirà pur sempre una monade, in quanto con flàto. La monade, da “IO” soggettivo e limitativo, dovrà diventare “Noi” oggettivo ed universale. Soltanto allora, grazie al Filo di Arianna, vi sarà il definitivo “Esodo dal Labirinto”.

In quest’opera Badiali riesce a mixare magistralmente momenti di crudo cinismo con momenti di umano rispetto, momenti di introspettiva solitudine con momenti di scintillante dialogo, ma, soprattutto, ha sublimato i concetti euripidei di profonda indagine psicologica e di problematica interiore dell’individuo, lasciando aperta la porta per l’esodo!

Figura centrale di “Labirinto Zero” è il Minotauro. Il Minotauro è l’ipostasi labirintica del male endogeno dell’uomo in senso lato.

Badiali fa rivivere Teseo, Arianna ed Ippolito e li condanna, attraverso Melanippe, ad essere sospesi in un eterno limbo primordiale: “Nel limbo infernale. Destinati siete qui a scontare in un mondo grigio senza luce divina…”. Destinati ad un limbo nel quale neanche il Minotauro, anch’egli fatto rivivere, sembra voler restare. “La vita non ha senso in questo limbo infernale…”.  Teseo, a cui si ascrive l’uccisione del Minotauro (del suo male), in realtà sembra non essersene liberato e si ritrova nel limbo ancor permeato del suo male: “Si, si! Vecchia megera! Zitta!/Taci, donna!/…e lui a quattro zampe, immobile, sogna di copulare/Ma Arianna, non si stacca!/…e la lasciai sull’isola immersa nel sonno/Chi è Dio?/…”

E permangono, quindi: ingiuriosità, dispotismo, lussuria, abiezione, mancanza di una dimensione spirituale…

Arianna, dal canto suo: “Quel maschione che salvai dal labirinto. Che toro!/Si, che torello!/Teseo e Arianna perdono ogni contatto con il reale. Lei annusa dappertutto…E lui, a quattro zampe, immobile, sogna di copulare!” Ippolito: “Mamma, mamma! Lui sembra un cane e lei un aspiratore!”

Ed in Arianna ancor: concupiscenza, depravazione, perversione, lussuria…

Ippolito, invece, sembra esser ancor depositario di un’ipocrita ingenuità

e di tendenze sessuali etero- omocentripete: “Un toro bianco?...Perchè, papà, non me lo vuoi regalare?/E così facevano sesso libero in un orgia…che bello! Ma con o senza il Minotauro?/Voglio il toro bianco di papà!/Voglio il pesce anch’io!/Dov’è ora (il pesce)! Lo voglio io!/…”.

Come patentemente si evince, in realtà, il Minotauro non è stato ancora, effettivamente, ucciso e non verrà ucciso, in quanto anch’esso relegato nel limbo. Allora, che fare? Ed è a questo punto che Badiali postula ed ottiene l’intervento delle Muse:

“Alla fede, un essere primordiale, ad una fase estetica non può arrivare.

Di Maria Madre  e della Santissima Trinità, Arianna nulla potrà intuire, né Teseo con il suo stadio etico-morale./Santa pagana, ch’al celeste sguardo della Madre scopristi il filo che fa  fuoriuscire dal labirinto umano!/ Il labirinto è nel tuo cuore…/L’Arte (Le Muse stesse) è il tuo filo!

L’Arte è il filo di Arianna che permette l’esodo dal labirinto!”

Tuttavia Badiali, con sagace e versato magistero letterario, paradossalmente e proprio per voce delle Muse, sancisce l’inscindibilità

della Ragione (Arte) e della Fede (La Madre Maria) quale dèus-ex-màchina per l’esodo dal labirinto.

La fusione di Ragione e Fede deve produrre Energia, Energia che si irradia  su ogni piano: psichico, spirituale, fisico. E’ a questo livello che si raggiunge la capacità di agire sulla realtà, trasformandola secondo la

volontà, in antitesi al “Male di vivere”!

La volontà muta il subire supinamente gli eventi in un’azione attiva su di essi. La volontà domina il Minotauro. La potenza dello spirito interviene sulla materia. Il Minotauro non si oppone. L’Energia ha sconfitto i propri istinti, senza ucciderli e da essi ha tratto vigore. L’energia bestiale viene incanalata grazie alla coscienza. L’Energia apre quindi il passo ai flussi inconsci ed agevola l’emersione di una nuova coscienza che fluisce attraverso il rapporto con le forze istintive.

Il Minotauro, ovvero la parte istintiva e bestiale dell’uomo, non può essere trascurata. La sfera intellettuale ode la voce della bestia e la bestia ode l’influsso del mentale. E’ paradossale reprimere l’Energia della bestia  che è nell’uomo, quando la si può congruamente canalizzare e sublimare per utilizzarne l’immane potenziale. In questo modo si comporta l’alchimista il quale, ben lungi dall’annichilire la materia vile, la deflegma fino a trasmutarla in oro. Allo stesso modo, l’energia bruta del Minotauro, devastante e rapace finchè abbandonata a sé stessa, diventa, se equamente  catturata e domata, un prezioso strumento di evoluzione. La potenza della coscienza ha fuso l’alto ed il basso, l’energia spirituale e quella istintiva.

MAURO MONTACCHIESI

 

 

Massimiliano Badiali, ideatore  e fondatore del Labirintismo foto di Rita Carioti

Massimiliano Badiali è nato ad Arezzo il 24-08-72. Gran parte della sua vita è dedicata allo studio. Nel 91 ottiene la Maturità Classica, nel 96 la Maturità Magistrale, nel 97 il Diploma di Scienze Religiose. Nel 98 pubblica la raccolta poetica Brandelli d’Inconscio, che ha ricevuto il Premio Libro Edito “Viareggio-Carnevale”, edito in la collana “ La Mela” di Fabio Frangipani Editore  Arezzo 1998. Nel 99 si laurea in Lingue a Firenze e  pubblica la seconda raccolta Piramide di Dignità, pubblicate da Penna d’autore Torino 1999. Da quest’anno inizia ad insegnare ed esperimenta l’insegnamento in ogni ordine e grado di scuola: è ora docente di ruolo di Lingua Francese alla Scuola secondaria di Primo Grado.  Nel 2000 esce Sipari di cartapesta pubblicata da Oceano Edizioni Sanremo 2000 insieme ai racconti e le novelle contenuti in Miraggi di sole pubblicati da Oceano Edizioni Sanremo 2000. Nel 2000 pubblica Habere artem, da Ed. I Miei Colori, Pontassieve, 2000. Traduce Sterminio del mio fegato di Werner Schabb, Les Très Riches Heures et Ecrire c’est tout un roman di Jean Rouaud e la traduzione in francese delle poesie di Andrea Salvatici con gli allievi della SSIS di Firenze. Nel 2005 esce La malattia mortale con prefazione di Mario Luzi, Ed. Universum, Trento-Messina, 2005. Ha ricevuto molti premi tra cui La Disfida di Barletta 2003 con la poesia Habere Artem. Partecipa come articolista sulla rivista di Bellami. Ha fondato il Labirintismo www.labirintismo.it . E' Presidente della Onlus Mecenate www.onlusmecenate.it . Ha scritto nel 2006 Nel Labirinto di Basendolf rappresentato il 25 Marzo 2007 nel teatro della Bicchieraia di Arezzo con il patrocinio del Comune di Arezzo. Nel 2007 ha vinto il Premio L’Ermellino-Ducas e ha pubblicato Spume di esistenza con l’editore Nicola Pesce, che ha ricevuto il Premio libro d’oro 2007 edizioni Universum. Come scrive il poeta stesso: “In questo libro si concentra tutto il poetare della mia vita, dalla sillaba emetica al virtuosismo letterario, attraverso un iter ad me, ad Deum, ad amorem. E’ l’opera omnia della mia poesia. Se la vita è effimera come la spuma, l’arte è testimonianza di esistenza. la poesia dunque vince di mille secoli il silenzio". Nel 2007 ha scritto e pubblicato la raccolta narrativa e teatrale Labirinto zero, che sta per essere edita da Stravagario, manifesto teatrale, mitologico e eziologico del movimento Labirintismo, che ha fondato lui stesso. E’ stato ospite d’onore come personaggio letterario a Venosa e Minturno.

 http://www.massimilianobadiali.it/

 

 

 

 Il libro contiene:

NEL LABIRINTO DI BASENDOLF

Testo di Fondazione del Labirintismo Narrativo

www.labirintismo.it

 
Sulla sinistra lo scrittore prof. Massimiliano Badiali
 
 

Rappresentato il 25 Marzo 2007 al Teatro della Bicchieraia di Arezzo

 

Regia di Massimiliano Caldaro. Rappresentato da Valentina Badiali, Chiara Della Marta, Matteo Svolacchia e Leopoldo Papini

 Foto del Presidente ArtCamera prof.ssa Rita Carioti

                                            LABIRINTO ZERO

Manifesto Eziologico del Labirintismo

 

LABIRINTISMO: MOVIMENTO ARTISTICO-LETTERARIO

E VISIONE ESTATICO-CONOSCITIVO-TERAPEUTICA DELL'ARTE

 

Il labirintismo non è solo una corrente artistico-letteraria, ma è un modo di concepire la vita attraverso l’arte. Dato che l’uomo moderno si è inevitabilmente arroccato nel proprio labirinto interiore, impastoiato dal male di vivere, l'arte deve porsi come mezzo conoscitivo e terapeutico per far uscire l’io dal labirinto. Lo scrittore, il poeta, l’artista e l’uomo comune sono ormai schizoidi e dissociati, irresoluti "Ulisse", incalzati dai propri sommovimenti interiori. E’ la "deiezione dell’esserci" a porre l’uomo in una prospettiva priva di referenti fisici e possibilisti, in un’attesa stagnante ed anulare, incarnazione di un’esistenza perennemente delusa, le cui dimensioni spazio-temporali conducono irridentemente al nulla. La solitudine e l’incomunicabilità rendono l’uomo moderno monade: rispetto al tempo cronologico o tempo di produttività, l’arte deve rivolgersi all’istante dalla coscienza. La vita è, infatti, un mondo chiuso, anulare e delirante fra i ricordi, oppresso da un senso di clausura che nasce dall’isolamento e dallo spazio ambiguo che viene percepito come qualcosa di soffocante in cui l’orizzonte, inoltre, appare sull’orlo di due voragini, quella del dedalo esterno (o mondo), quella del dedalo interno (o io). La perdita della superficie affronta l’ineluttabilità della morte soppesando incommensurabilmente l’io e la propria esistenza, sorpresi a rischiarare debolmente gli effetti del caos e della contraddizione, impenetrabili testimoni del reale. Se il mondo è un magma assurdo, informe e contraddittorio, per l’estrema illogicità degli eventi a cui l’uomo è sottoposto, in sostanza la Weltaschauung del Labirintismo propone l’avventura del labirinto che diviene la storia di chi torna a galla dal dedalo della personalità e diviene consapevole del proprio inconscio. Solo chi conosce e libera l’inconscio dal labirinto, abbandona il pecorismo ideologico. Chi non ferma la propria vita, adottando maschere per esorcizzare il dolore, intuisce ed accetta che l'esistenza è un nodo gordiano senza testa né coda. Scoprire il cammino liberatorio che conduce all'uscita dal labirinto significa conoscere anche il percorso che porta al centro che simboleggia l'unità assoluta e l'emancipazione dell'Es. Il Labirintismo è una visione della vita attraverso l’arte, che deve liberare l’uomo dalla dominanza del proprio Super-io. Il Labirintismo è una corrente in fieri che attende l’apporto di poeti, scrittori, pittori, artisti, fotografi e attori che esprimano attraverso l’arte la redenzione dal labirinto. L'arte è il filo d'Arianna che permette l'esodo dal labirinto. L'arte è il labirinto zero.

www.labirintismo.it

 

POESIA MANIFESTO DEL LABIRINTISMO

 

ESODO DAL LABIRINTO

Erro in fondo al mio labirinto

Esistenziale

In ricerca di un senso, di un centro.

Ma il vuoto è là…

apparente caos primordiale
Dagli effluvi rossi di storia
Da un dedalo di fiori defunti
Dagli odori ebbri di memoria
Dell’eco vuota di voci e di verbo sorde.

Sento in fondo al mio labirinto

Spettrale

I tomi del passato

riportare enigmi e rimorsi esistenziali

Ma il vuoto è qui…

Assente ogni ordine razionale

Dalla vigna di oscure voluttà

Ogni istante in eterna tensione

L’energia decompone

Il tutto in nulla

Senza ragione.

D’improvviso

Sul dedalo che non tiene

Filtra un raggio

S’apre un varco

Da cui un profumo di simboli, immagini e suoni

Sale col solare squarcio:

E’ l’ Arte

Suprema sinestesia di consolazione

Estatica virtù di salvazione

Terapeutica luce di redenzione

Per l’umano errare

Nel dedalo artificiale e esistenziale.

.

E di Teseo s’ode il canto

E il filo stretto d’Arianna

Non resta che afferrare

Per risalire dal labirinto

Tentacolare

E a nuova vita cosciente

In esodo resuscitare.

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