Pietro Benvenuti

Ricordato come uno dei protagonisti della pittura neoclassica in Toscana, autore di solenni e rigorose composizioni a carattere sacro, storico e mitologico, abilissimo nel disegno e fine ritrattista, Pietro Benvenuti nacque ad Arezzo nel 1769 da una famiglia di modeste origini.

Giovane talento, dopo un iniziale apprendistato (1781 - 1783), riuscì ad ottenere una sovvenzione dalla Fraternità dei Laici per recarsi ad approfondire gli studi all'Accademia fiorentina. In questo contesto, sotto la guida di Giuseppe Piattoli, Santi Pacini e particolarmente di Pietro Pedroni, Benvenuti realizzò opere a soggetto storico e mitologico premiate nei vari concorsi accademici. Risalgono inoltre al 1791 i bellissimi ritratti del "Granduca Ferdinando III" e di sua moglie "Luisa Arnalia" (Arezzo, Fraternità dei Laici), improntati ad uno stile classicheggiante ancora venato di eleganti suggestioni rococò.

Nel marzo dei 1792, Benvenuti si trasferì a Roma dove inizialmente, oltre a guardare i capolavori di Michelangelo e Raffaello, seguì un corso di anatomia all'ospedale di S. Spirito.

Con la guida di Antonio Cavallucci, attento al Seicento bolognese e seguace del Batoni e dei Mengs, accrebbe il suo repertorio di temi mitologici e le conoscenze della statuaria classica e condivise il fervore per l'antichità di Vincenzo Camuccini, dal cui esempio gli derivò l'influsso teorico di Carstens e stabilì contatti con Antonio Canova che diverrà in seguito uno dei suoi più autorevoli sostenitori.

Nel 1794, eseguì su commissione dei Vescovo Marcacci l'affresco con 'la Giustizia e la Pace" nel Palazzo Vescovile e il "Martirio di San Donato" (Arezzo, Cattedrale), in cui risalta ancora l'evidente ispirazione al classicismo sei-settecentesco.

Una più accentuata penetrazione dei principi neoclassici nella sua opera, il cui esito sarà una pittura tesa alla riproposizione ottocentesca di cui il 'Trionfo di Giuditta" dei 1803 (Arezzo, Cattedrale), ne costituisce un primo e significativo esempio

L'allocazione del dipinto, che spetta ancora al Vescovo Marcacci, risale al 1798, ma una prima redazione venne acquistata da Lord Bristol e trasferita a Napoli ove tuttora è conservata al Museo di Capodimonte.

Dichiarato Accademico di S. Luca e destinato a divenire pittore di fama europea, il Benvenuti espose al Pantheon nel 1804 la sua opera, ampiamente celebrata dai contemporanei ed ammirata persino dal Canova. Nel giugno dello stesso anno, nominato dalla Regina d'Etruria, Maria Luisa, Direttore e Maestro di Pittura all'Accademia fiorentina, si stabilì a Firenze con la moglie Vittoria Monti dedicandosi per ben quarant'anni ad un insegnamento rigido e metodico, in linea con i dettami neoclassici.

Nel 1809 con l'avvento a Firenze di Elisa Baciocchi, si era avvertito maggiormente l'influsso francese, diretto a celebrare i fasti della politica napoleonica. Benvenuti soggiornò a Parigi per vari mesi, ricevendo dallo stesso Imperatore l'incarico di realizzare il "Giuramento dei Sassoni" terminato nel 1812 (Firenze, Pitti). Il vasto impiego della ritrattistica in questo dipinto, avrà un seguito nella più celebre 'Elisa Baciocchi e la sua Corte" dei 1813 (Versailles), in cui l'artista sembra volgersi ad uno stile più raffinato e ad una cromia più limpida alla maniera del Gérard. Della sua copiosa produzione pittorica vanno infine ricordati i due grandi cicli di affreschi: "Le storie di Ercole" in Palazzo Pitti (1817-29), la cui esecuzione decisa al tempo della Baciocchi venne patrocinata anche da Ferdinando III, e '1e scene dall'Antico e Nuovo Testamento" (1826-36), realizzate su commissione di Leopoldo Il di Lorena, nella Cupola della Cappella medicea in S. Lorenzo. Insignito delle maggiori onoreficenze, aveva ricevuto il Cavalierato delle Due Sicilie ed era stato nominato Commendatore dell'Ordine di San Giuseppe, il celebre pittore aretino morì a Firenze il 3 febbraio del 1844 e fu sepolto proprio nella Chiesa di S. Lorenzo dove i figli ottennero di collocare il monumento che lo ricorda.

 

del Prof. Massimiliano Badiali