Bernardo Dovizi, detto "Il Bibbiena"

Nacque il 04/09/1470, a Bibbiena, secondo quanto riportato fino ad oggi in tutte le biografie ufficiali. Fin dalla prima adolescenza fu al servizio del Cardinale Giovanni de' Medici. Viaggiò con lui per l'Europa e soggiornò alle corti di Urbino e di Roma. Partecipò alla guerra contro Urbino come legato dell'esercito pontificio.

Quando divenne Papa Leone X, la sua fortuna toccò il culmine. Infatti il 23/9/1513 fu fatto cardinale ed ebbe sempre un grande ascendente sul suo protettore, il quale soleva chiamarlo scherzosamente "alter papa".

Nel corso della sua vita fu chiamato a svolgere molti incarichi per conto dello stato pontificio. Morì a Roma, improvvisamente, il giorno 1111/1520, al ritorno da una legazione in Francia.

Un suo celebre ritratto, ad opera di Raffaello, suo amico e protetto, è conservato presso la Galleria Pitti in Firenze.

"Huomo pacato e discreto" come lo definisce il Machiavelli, certamente non fu letterato di professione, come del resto si può dire di molti, anche notissimi, scrittori della letteratura cinquecentesca.

Oltre a molte lettere, in gran parte inedite, che costituiscono un prezioso documento del suo tempo, scrisse la "Calandria", brillantissima commedia che contribuì a renderlo famoso in tutta Europa.

E' luogo comune della critica letteraria che questa commedia riprenda il motivo de uno due menecni" di Plauto; in realtà, per quanto la materia sia la stessa, non si può dire che si tratti di imitazione, ma piuttosto di un'opera del tutto originale come stile e come invenzione tonale. L'autore si avvale egregiamente di lazzi e motti proverbiali tratti direttamente dal popolo, rifacendosi a motivi antichi e recenti che tutti insieme concorrono a svolgere H terna fondamentale dell'amore nei due diversi aspetti "serio-appassionato" e "giocoso-burlesco". Si può anche dire che la letizia e la giocosità della Calandria si riverbera su tutta la vita del diplomatico e dell'uomo di mondo che fu indubbiamente il suo autore.

Sappiamo che Baldesar Castiglíone, letterato e umanista suo contemporaneo, in una parte del suo celebre libro "Il Cortegiano" lo cita per la 'festività" e "urbanità" delle facezie, cogliendo dalla sua opera i motivi per abbozzare il più autorevole trattato di quell"'esprit" che governerà i salotti francesi fino ai tempi moderni (F. Flora. Storia della letteratura italiana. Mondadori - 1965).

Lo stesso Castiglione fu l'estensore del "prologo" della commedia dei Nostro, da cui prese spunto per tessere le lodi del volgare, definendolo la lingua che Dio e Natura ci ha dato (e che) non deve appresso a noi essere di manco estimazione, né di minor grazia che la latina, la greca e l'ebraica".

La Calandra fu rappresentata con grandissimo successo alla corte di Urbino nel 1513, nel 1518 a Roma dinanzi al Papa Leone X e infine, nel 1548, dinanzi al re di Francia Enrico Il e alla regina Caterina de' Medici.

Recentemente approfondita e seria ricerca compiuta dal giornalista e studioso aretino padre Ugolino Vagnuzzi, del Convento dei frati francescani di Saione, ha permesso di stabilire che il luogo natale di B. Dovizi non fu Bibbiena, ma un piccolo paese situato nei monti tra Bibbiena e Pieve S. Stefano. Si dovrebbe chiamare Cardinal Bernardo Dovizi, non più detto il Bibbiena" ma "da Montalone".

della Prof.ssa Lelia Burroni