San Donato

S. Donato fu istruito con l’imperatore Giuliano che ricevette la carica di sottodiacono. Ma, quando giunse al sommo potere, Giuliano fece uccidere il padre e la madre di Donato. Costui fuggì ad Arezzo presso il monaco Ilario e compì numerosi miracoli.

Infatti il prefetto della città, che aveva un figlio indemoniato, lo  portò alla presenza di S. Donato. Cominciò allora a gridare lo spirito immondo: “In nome del Signor Gesù Cristo, non mi tormentare per forzarmi ad uscire dalla mia dimora!” Donato si mise in preghiera e il giovinetto si trovò liberato.

Un uomo di nome Eustachio, esattore del fisco in Toscana, dovendo compiere un viaggio, confidò il pubblico denaro alla custodia della moglie Eufrosina. Costei, vedendo che la provincia veniva invasa dai nemici, nascose il denaro; dopodiché morì. Il marito al suo ritorno non riusciva a trovare il denaro e già stava per essere condotto coi figli all’estremo supplizio, quando si raccomandò all’aiuto di S.Donato. Il Santo si recò col pover’uomo sulla tomba della moglie e dopo aver pregato escla­mò: “Eufrosina, io ti scongiuro in nome dello Spirito Santo di dirci dove hai nascosto il denaro”. Una voce gridò dal sepolcro: “L’ho sepolto nell’ingresso di casa”. Infatti in tal luogo fu trovato. Dopo qualche giorno il vescovo Satiro si addormentò nel Signore e il clero unanime elesse vescovo Donato.

Un giorno, mentre il popolo si comunicava durante la celebrazione della messa, il diacono che distribuiva il corpo del Signore cadde per la violenta spinta di un pagano e il calice si ruppe in mille pezzi.

Donato vedendo il grande dolore del diacono e di tutti i fedeli, raccolse i pezzi del calice, poi si mise in preghiera e il calice ritornò nella sua forma primiera. Solo un piccolo pezzo mancava poiché era stato nascosto dal diavolo ed è proprio questo fatto che ancor oggi fa testimonianza del miracolo. I pagani alla vista di tanto portento si convertirono in numero di settanta e ricevettero il santo battesimo.

  Vicino ad Arezzo c’era una fontana velenosa e chiunque vi bevesse moriva. Allora il beato Donato salì su di un asino e si recò la dove sgorgava tale fonte per purificarla con la sua preghiera. Ed ecco che dall’acqua venne fuori un terribile drago che avvolse tra le sue spire i piedi dell’asino e si slanciò contro Donato. Ma il Santo lo percosse con una frusta, o, come altrove si legge gli sputò in bocca e così lo uccise; poi pregò il Signore ed il veleno sparì dall’acqua.

Un’altra volta, mentre Donato era in cammino coi suoi compagni, ebbe sete e una fonte sgorgò dal suolo, non appena si fu messo in preghiera.