ANGELO TAFI
Contro il totale disinteresse verso larte ad Arezzo, per il suo relego ad uno sterile monismo industriale, si è sempre elevata una voce eminente: quella di monsignor Tafi, la cui vita è stata un cammino nell'arte, per una nativa tendenza alla analisi estetica, iconografica e monumentale. La sua scrittura ha donato un ricchissimo catalogo di notizie raccolte o rinvenute, di descrizioni artistiche calate armonicamente nel loro contesto storico. La fede del religioso in Dio si è materializzata così nellispirata ricerca di quell'immenso tesoro di simboli e segni sacri che hanno rappresentato, nel corso dei secoli, la sublimazione del rapporto uomo Dio. Le Immagini di Arezzo hanno saputo illuminare le zone dombra della storia della nostra città, restituite dallenergia di unintelligenza deduttiva e dalle capacità temperamentali al gusto del bello, così da essere in maniera inconfutabile la "summa enciclopedica" dellarte e della storia nostrana. La forza della scrittura tafiana è nelloperazione di un collage epurato e selezionato da unanalitica sensibilità, da una partecipazione affettiva alla materia, in modo che un così ricco compedio di aretinità non sesaurisce in mera elencazione, ma in una galleria di percorsi di un passato che sopravvive in una sorta di resurrezione integrale così che larte vinca di mille secoli il silenzio. Come Le Vite del Vasari sono a fondamento dell'intera storia dell'arte occidentale, le Immagini sono la pietra miliare della storia e dellarte di Arezzo, rivissute nellincessante "alterna onnipotenza delle umane sorti", sceverando ogni angolo minimo del territorio architettonico, pittorico e scultoreo, animando ogni singola pietra dun soffio, che alle orecchie del Tafi ha il suono familiare desistito e desistente.
Prof. Massimiliano Badiali