Benedetto Varchi

Benedetto Varchi, di famiglia originaria di Montevarchi ma di cittadinanza fiorentina, nacque a Firenze il 19/3/1503 e vi morì il 18/12/1565.

Benedetto aveva intrapreso il normale curriculum dei figli di buona famiglia, che lo avrebbe portato a ricoprire un posto di una certa importanza nella vita pubblica. Il padre ser Giovanni, non fece in tempo a vedere l'affermazione del figlio perchè morì abbastanza presto; ma lasciò al fortunato erede delle consistenti ricchezze che gli permisero di vivere tranquillamente e senza alcuna preoccupazione materiale. Il giovane Varchi aveva avuto tutto quello che occorre per essere ritenuto un uomo fortunato e felice, cioè denaro, gioventù, e cultura.

Ma i suoi tempi non erano i più adatti per poter vivere in pace, nell’Europa travagliata dalle terribili lotte di predominio tra Francia e Spagna, per le quali il campo di battaglia era assai spesso l'Italia, i signori italiani passavano febbrilmente da un'alleanza, all'altra nel tentativo di salvarsi.

Rorna fu orribilmente saccheggiata nel 1527. Firenze, che aveva cacciato i Medici e si reggeva a repubblica, subì nel 1530 un duro assedio da parte degli imperiali.

Il giovane Varchi, invece di rimanere in città a difenderla. preferì mettersi al sicuro a Bologna.

Terminato l’assedio ebbe fine a Firenze il regime popolare ed i Medici ripresero il potere, mentre gli avversari, con alla testa gli Strozzi, continuavano la resistenza nelle campagne.

Il Varchi a questo punto entrò nella lotta e per giunta dalla parte sbagliata, quella degli Strozzi. Infine, si trovò a Venezia dove tutti avevano finito per rifugiarsi, e lì ebbe un incarico più congeniale alle sue attitudini, l'educazione dei fratelli di Piero Strozzi. Ma nel 1540 fu licenziato dai suoi padroni per dei sospetti piuttosto odiosi, e dovette trasferirsi a Padova.

Nel corso di queste peregrinazioni il Varchi si trovò improvvisamente povero. Così quando il Duca Cosimo de' Medici gli fece sapere che lo avrebbe perdonato e accolto a Firenze, egli non esitò ad accettare.

Il Varchi trovò a Firenze amicizia e comprensione. L'8 marzo 1543 fu chiamato a far parte dell'Accademia Fiorentina, nella quale per molti anni ebbe l'incarico di leggere Dante e Petrarca.

Nel 1545, fu arrestato per un turpe reato e ricevette una dura condanna. Ma tutto ebbe breve durata, perchè la consorteria degli uomini di lettere si mosse in suo favore, ed ottenne dal Duca la grazia.

Nel 1547 il Duca dette al Varchi un incarico d'eccezione: la composizione di una storia di Firenze a partire dal 1527. Qualche anno dopo il Varchi morì, senza aver potuto godere del nuovo beneficio.

Un giudizio complessivo sull'uomo emerge già abbastanza chiaro dalle circostanze della vita dell'umanista. Di carattere un pò fiacco ma sostanzialmente buono. Sotto l'aspetto culturale, si può dire che fu colto ma non profondo. Di scarso valore è la sua produzione poetica. Scrisse numerosi sonetti di tipo petrarchesco, degni di citazione sono i "Capitoli" e le "Ecloghe".

La sua opera maggiore è la "Storia Fiorentina", rimasta incompiuta, imponente lavoro di documentazione e di ricerca, che risente tuttavia di una certa carenza di acume politico.

della Prof.ssa Lelia Burroni