Jean Rouaud : riflessioni sul romanzo

 

 

Jean Rouaud : un romanziere

contemporaneo

 

La scrittura di Jean Rouaud, gnoseologicamente rapportata ad un universo tutto soggettivo, si trasferisce verso il trinceramento immobilistico dell’io. Le violente tematiche dei romanzi di Rouaud travolgono i propri personaggi, impastoiati dal Caso e vaghi di fronte all’assurdità del vivere comune, mentre l’inevitabile arroccamento interiore suggerisce nuove tecniche di rappresentazione, che inaugurano una stagione temperata da continui echi e rifrazioni su se stessa, nell’infinita ricerca dell’evento, moltiplicato malignamente dalla memoria.

L’universo concretamente incommensurabile del romanziere recinge, allo stesso modo, nelle proprie attività, eroi ormai schizoidi e dissociati, liberamente raccolti dalle teorie di Freud, che si schierano su di una nuova frontiera del linguaggio, tradotta dai più profondi recessi della psiche mediante la dimensione lineare del segno.

Come irresoluti "Ulisse", i personaggi di Rouaud logorano la loro azione, incalzati dai propri sommovimenti interiori.

Compito dell’esistenza è quello di indagare nella verità morale, non più docere o delectare, ma far accedere nell’obsoleto ottocentesco l’antieroe. La "deiezione dell’esserci" heideggeriana trova in Rouaud personaggi, impiantati austeramente in una prospettiva priva di referenti fisici e possibilisti, in un’attesa stagnante ed anulare: incarnazioni di un’esistenza perennemente delusa, le cui dimensioni spazio-temporali conducono irridentemente al nulla.

Come Proust, Rouaud sottoscrive la linearità del tempo come successione di fatti di Henri Bergson, dove, al momento percepito irriducibilmente all’istante dalla coscienza, si accosta, nella sua durata, il processo fluido degli eventi scaturiti dal passato nell’artificio del presente.

La relatività restituita de La recherche du temps perdu allineata su più piani psicologici, è presente in tutta la pentalogia di Rouaud, dalla rievocazioni dell’infanzia1 e della giovinezza fino alle disposizioni d’animo dell’uomo maturo2.

Il ruolo del narratore onnisciente balzachiano regredisce a protagonista limitatamente alle proprie modeste o logore potenzialità.

Come ne Le Berger Extravagant di Sorel (1627) o nel Roman Comique (1651) di Scarron, prototipi secenteschi di antiromanzo, Rouaud rivendica una totale libertà, sganciata dalla struttura stilistica del romanzo: anticipa e posticipa gli avvenimenti, rinnegando il puro formalismo di matrice ludica per una sperimentazione umana e consapevole.

Come Sterne in Vita e Opinioni di Tristam Shandy (1767), anche Rouaud confuta il romanzo classico, che aveva una dimensione

cronologicamente lineare, e sostituisce la digressione, che è basata sulla associazione delle idee e dei ricordi.

Come Diderot in Jacques le Fataliste (1796) prolungava l’azione, eludendo le nostre aspettative, dal momento che annunciava la narrazione delle avventure del suo personaggio, mai raccontate, così Rouaud esaspera la discontinuità narrativa, anticipando, ripetendo, posticipando gli stessi fatti.

Il tempo, nella pentalogia, rispecchia l’enigmaticità del reale e l’arroccamento dell’io nell’interiorità, che comporta conseguentemente tecniche narrative che insistono sulla rifrazione e sugli echi della memoria.

Figlio del novecento, il suo romanzo risente dell’influsso della psicanalisi, considerando soprattutto lo psicologismo con cui analizza le sue figure, descritte nelle fibre più intime della loro interiorità.

Inoltre anche il narratore, negli ultimi tre romanzi, è anche protagonista delle vicende : l’universo è così limitato alla prospettiva dell’io narrante, di cui vengono registrati i conflitti e le lacerazioni.

Ma se lo stile dei romanzi di Rouaud è profondamente moderno per le tecniche di narrazione, non si riduce mai ad essere il frutto di un puro formalismo di matrice ludica, divenendo un semplice sperimentalismo. Esso è invece animato da una agonizzante riflessione sul mistero dell’esistenza, sulla condizione umana nella sua caducità ed è pervasa da un senso di indulgente pietà verso l’umanità, elementi che fanno di Rouaud un romanziere classico.

Come Rouaud ha osservato :

 

Dans ma conception de roman, il y a une marche en arrière; il y a des histoires à raconter (des thèmes vieux, comme la mort d’un père), mais j’ai compris que le regard du lecteur s’était modifié : je me suis dit qu’il me fallait une forme moderne exprimée à travers une phrase classique, qui nacquît d’"un travail de soi sur soi". Toute la littérature passe toujours à travers la langue.(I.P.).

 

Hervé Bazin ha, giustamente, affermato che Rouaud "a réussi à établir un pont entre le roman classique et le nouveau roman"3; lui stesso ha affermato :

 

L’influence du nouveau roman, dans mes romans, est bien réelle, j’y ai cherché à reinjecter et réinsérer un système déontologique. Mes romans au contraire du nouveau roman se reportent à un système de valeurs : à l’apologie de la famille(I.P).

 

L’evoluzione della sua scrittura si è compiuta attraverso la giusta mediazione di classico e moderno:

 

Toute la critique du roman faite par le nouveau roman conduisait à une impasse si, comme l'ont fait les épigones, on tentait de radicaliser les dogmes. C'est qu'entretemps les interdits s'étaient déplacés Il s'agissait de bien repérer les nouveaux qui étaient, pêle-mêle, la famille, la syntaxe, le plaisir du texte, le sujet, la province, le lecteur, la religion et tout ce qui n'allait pas dans le sens d'une vision progressiste de l'histoire et d'un travail réflexif sur la forme (L.P., 6 Maggio).

 

Lo scrittore confida ai suoi lettori :

 

Je dois toujours batailler contre les tropismes de l'intertextualité et autres joyeusetés structuralistes. La nouvelle génération n'a plus cette méfiance que la mienne manifestait à l'égard du roman. Ce que je vous raconte c'est déjà de l'histoire ancienne(I.P.)

 

 

 

 

Il valore della scrittura

Parlando della scrittura contemporanea, Jean Rouaud evidenzia che la scrittura ha subito " une dérive de la langue" : " le journalisme, en particulier, utilise un mauvais langage, qui n’est que l’anti-littérature"(I.P.). Il romanzo per Rouaud, è l’unico mezzo di diffusione, che permette ancora " l’exercice de l’art"(I.P.)

Rouaud in "Que devient la littérature?"4 analizza la crisi del romanzo contemporaneo, convinto che la letteratura non è destinata ad esaurirsi :

 

(…)L'immense mérite du roman est qu'il me fournit cet espace unique, suffisamment indéfini en dépit des multiples tentatives pour lui assigner un cadre, où je peux dérouler librement mes phrases dont ailleurs personne ne voudrait et pour lesquelles je n'aurais aucun autre usage. Et certainement pas dans l'ecriture d'un scénario. Trouvez-moi un genre inédit qui accepte de les recueillir, mes phrases, et je m'y emploierai volentiers. Car à travers l'histoire on voit bien que la littérature saute d'un genre à l'autre, que selon les périodes elle se déploie mieux dans la poésie ou le théâtre, voire la philosophie. Il est possible que le roman qui, dans sa version réaliste fut un fidèle compagnon de route de la société industrielle, disparaisse avec elle. Mais que le roman disparaisse, on s'en moque, ce que nous craignons c'est que littérature disparaisse, c'est-à-dire cette libre interprétation du réel par la poétique du verbe. Et disparaissent les lecteurs. En attendant les lecteurs virtuels.

 

La situazione della letteratura moderna nasce dal fatto che il messaggio e la parola non valgono più nulla :

 

C’est sur cette dépréciation de la parole que prolifèrent les ateliers d’écriture. Cette part intime qui ne trouvait plus les mots pour se dire, c’est l’écrit qui délicatement, douloureusement parfois, la recueille. Et ceux qui se pressent à ces séances où collectivement on confie à la page la meilleure part de soi, sont souvent ceux qui (in)justement n’avaient pas droit à la parole. Ils sont quelques-uns à collecter, dans les prisons, dans les quartiers délaissés, dans le trop-plein des cœurs, ces partitions silencieuses où, comme l’écrit Rimbaud à sa mère de son poste avancé en terre éthiopienne, se plaindre « c’est encore une espèce de façon de chanter ». Coupez le son. Entendez5.

 

Scrivere romanzi, per Rouaud, è stato un mezzo catartico poiché l’ha aiutato a superare i drammi della propria infanzia. Ha potuto consacrare attraverso il romanzo e rendere eterne le figure amate e ormai scomparse:

 

L’art a le but de rendre éternel ce qui est périssable"(I.P.).

 

 

 

3. Jean Rouaud e il Nouveau Roman 6

 

 

 

Anche Jean Rouaud "n’a pas oublié les leçons du Nouveau Roman (…) et raconte avec minutie ses personnages. Mais il ne trasforme pas pour autant en objets ni même en merveilleux insectes. Il ne craint pas l’émotions ni l’ironie"7 : la successione narrativa, l’intreccio stemperato fra paralessi, prolessi e anacronismi, l’incastro e il raddoppio conducono alla propagazione di più voci narranti, in cui le dominanti "on", "vous", "nous" affrescano un orizzonte ostruito o reiterato, in cui "la loi des séries" (C.H. pag. 9), compone e ricompatta anularmente una trattazione già rovesciata dal suo tragitto rettilineo.

Jean Rouaud, infatti, ha rivelato che :

 

quand j’ètais à la fac, était en vogue la fragmentation de la phrase. Une phrase correcte donnait l’idée d’un crime. L’influence du nouveau roman dans mon écriture se révèle dans la description des images et des objets, dans le manque d’un intrigue chronologique et cohérent"(I.P.).

 

Il mondo di Rouaud è, infatti, un mondo chiuso, come quello dei nouveaux romanciers, anulare e delirante fra i ricordi, oppresso da un senso di clausura che nasce dall’isolamento e dallo spazio ambiguo, quasi senza confini di Random, in cui tutta la narrazione della pentalogia romanzesca si svolge.

Lo spazio viene percepito come qualcosa di soffocante; l’orizzonte, inoltre, appare sull’orlo di due voragini, quella del dedalo esterno (o mondo), quella del dedalo interno (o io).

La scrittura diviene, pertanto, un magma assurdo, informe e contraddittorio, come simbolo dell’estrema illogicità degli eventi e del destino a cui l’uomo è sottoposto.

Tutto ciò porta a poter parlare, anche per quanto riguarda Rouaud, di scrittura labirintica, che si attua nella perdita della superficie, da parte dell’io, "di labirinto della percezione"8 del nuovo rapporto che si instaura fra lettore e narratore e infine di labirinto dell’incubo davanti all’impotenza della morte che rumina e ingloba tutta l’esistenza.

L’io e la vita così nella scrittura di Rouaud, appaiono come grandezze incommensurabili e quindi il senso dell’esistenza sfugge alla realtà conoscitiva. Per lo scrittore è, perciò, inutile crearsi illuminanti certezze sulla vita, perché essa è un flusso inesauribile di contraddizioni, che nascono dalla totale casualità del mondo sensibile.

La dimensione scritturale diviene circolare : indistinta fra interno ed esterno ( per gli incastri, i cerchi ) essa esemplifica gli affondamenti nell’universale voragine del nulla, e la concezione di assurda casualità e impenetrabilità del reale. La perdita della superficie affronta l’ineluttabilità della morte soppesando incommensurabilmente l’io e la propria esistenza, sorpresi a rischiarare debolmente gli effetti del caos e della contraddizione, impenetrabili testimoni del reale.

La classicità che, per contro, dà impulso alle consonanze formali dell’esposizione, si nutre delle profondità di un amore filiale e delle proprie origini, in un inconscio atavismo che lo rende "un homme de l’Atlantique, de la Vendée, de la solitude et du passè idéalisé9". La tematica classica, vivificata da un nuovo orientamento nella figurazione autobiografica della saga familiare, si universalizza dell’empirica drammaticità sostenuta, assottigliando inconsciamente quasi un disturbo della memoria, atto a demistificare, esorcizzandola, la dimensione del dolore.

Ed è il disturbo della memoria che crea una tecnica di narrazione labirintica, che rimanda alle tecniche del nouveau roman, che non è nient’altro che l’inconscia demistificazione e che l’esorcismo del dolore di un figlio davanti alla morte dei genitori, di un uomo davanti all’atrocità dell’esistenza.

 

4. Jean Rouaud : il minimalismo stilistico

 

Fieke Schoots10 nota una certa influenza dei nouveaux romanciers

sui giovani autori di Minuit. Si tratta di una "mise à nu du travail même de la narration à l’intérieur du récit"11.

La nomenclatura critica parla di un nuovo gruppo, parlando di "Nouveau Nouveau Roman"12 o di "minimalismo" che ricorda non solo un movimento letterario degli Stati Uniti, ma anche certi movimenti nelle arti plastiche e nella musica. Il Minimalismo designa un periodo postmoderno in cui l’isolamento e la mancanza di teorie comuni sulla scrittura permette soltanto dei raggruppamenti approssimativi per affinità.

John Barth13 ritiene che il minimalismo come processo narrativo funzioni a due livelli nella narrazione.

Il Minimalismo formale presenta brevità di frasi, di paragrafi, di racconto (come nei romanzi di Jean Echenoz, Jean-Philippe Toussaint, Patrick Deville, Marie Redonnet, Eric Chevillard, François Bon).

Il Minimalismo stilistico si manifesta tramite lo smantellamento del vocabolario, della sintassi e della retorica : come in Marie Ndiaye, Hervé Guibert e soprattutto in Jean Rouaud.

Quest’ultimo ha commentato lo Schoots, affermando che :

 

Je pense que mes romans peuvent être minimalistes, parce que je n’ai pas pensé créer des systèmes globales, car je suis contre le roman philosophique et politique. Mais je ne trouve pas que mes procédés soient complètement minimalistes (I.P.).

 

In comune a Marie Ndiaye e a Hervé Guibert , la scrittura di Rouaud è caratterizzata da un sistema complesso di subordinazione, " de principales suplées par des subordonnées relatives et par des propositions conjonctives"14 . Le frasi formano delle unità coerenti, " qui n’évitent pas l’expression des rapports de

cause, de conséquence, de concession ou de temps entre les différentes propositions"15.

I romanzi di Rouaud, inoltre, creano uno smantellamento della sintassi, giungendo talvolta a delle frasi ellittiche, poiché l’ordine sintagmatico è sconvolto da anteposizioni frequenti.

Inoltre Rouaud può essere avvicinato al Minimalismo per l’attenzione al dettaglio e per le " réferences à l’arbitraire du jeu"16.

Inoltre in comune agli altri scrittori minimalisti, la narrazione dei romanzi di Jean Rouaud è condotta da una sola voce, di modo che un sistema di valori e metafisico " encore occulté, précaire et aucunement définitif s’instaure à tâtons"17.

Consapevoli dell’impossibilità di rappresentare coerentemente il mondo come i nouveau romanciers, gli scrittori minimalisti partono da zero. Ricostruiscono un mondo alternativo che cerca la sua coerenza aldilà delle collisioni con la realtà : Rouaud, per esempio, nelle leggi naturali, nel sapere trasmesso di generazione in generazione, nella trasformazione del paesaggio quotidiano e nell’esplorazione intima.

Un mondo non più cartesiano come nel Nouveau Roman, ma immaginativo. Alla scuola del rifiuto (Nouveau Roman) succede la scuola della rassegnazione del Minimalismo : della dignità di consapevolezza di Rouaud.

 

5. Rouaud, Proust e Chateaubriand

 

La reciprocità, generata nei due autori dal medesimo approccio cronico-causale, determina, in un analogo flusso di coscienza, l’attuabilità dell’indagine onirica oltre i parametri conoscitivi : come scrive Jean Louis-Ezine, nei romanzi di Jean Rouaud, "l’ordre n’est qu’une variation algorithmique et subjective du désordre"18.

Alle fantasticherie della Recherche rispondono le rievocazioni infantili di Le Monde à peu près; al passato delimitato come rinascita di Combray, la lacerante e lacunosa memoria del narratore di Les Champs d’honneur e di Des hommes illustres.

I romanzi di Jean Rouaud, come quelli di Proust, non rispettano il tempo esteriore puramente cronologico, ma si muovono nei meandri del tempo interiore, che è cronico-casuale (tramite il flusso di coscienza, il flashback, e il monologo interiore).

Se Proust usa il tempo della memoria secondo un ordine logico e ben definito, diviso in momenti successivi, invece Rouaud presenta una memoria frammentata e lacunosa, piena di buchi e di salti temporali che dipendono dal dolore che il narratore sente.

Tutta la scrittura della pentalogia si svolge:

 

selon une logique complexe, une véritable combinatoire, qui doit beaucoup moins au respect de la chronologie qu’à une diversité d’impulsions, fonctionnant elles-mêmes par anologie et résonance. Parmi celles-ci, il faut évidemment compter les impulsions de la mémoire. Le passé remonte en effet de façon, toujours parcellaire, selon des lois d’associations et de correspondances en lesquelles se reconnaît la part de la subjectivité.19

 

Come ha affermato Rouaud stesso :

 

Il serait impossible écrire des romans sans Proust. Son écriture est le poème de la longue phrase, riche d’association d’images et de dilatations. Les pages sur la pluie dans Les Champs d’honneur sont un exemple de cette technique. (I.P).

 

Una proustiana reminiscenza surroga la naturale esecuzione degli eventi fra raziocinio e trascendenza, e, irrigidendo il soggetto nella propria compromessa attività connettiva, culmina nel delirante e claustrofobico isolamento narrativo, nel cui illogico e incoerente magma stilistico si schiude l’entità stessa della pentalogia. Infatti :

 

Mon écriture est pleine de phrases à tiroirs, qui restituent l’image de ma mémoire brisée, : la longue phrase de ma pentalogie s’articule, dans le vide gnoséologique, par méandres et interrogations,. Mon art est comme celle de Proust, c’est-à-dire l’art du sismographe qui enregistre les vibrations électriques de la pensée et du cœur humain " (I.P.).

 

Jean Rouaud, inoltre rivela che :

 

Si les œuvres de Proust traitent des mémoires collectives, je suis aussi interessé aux mémoires historiques. Chateaubriand est un témoin universel de ce que l’écrivain devrait être. Il est l’écrivain de la totalité des evènéments. Il raconte aussi des mensonges, ma il décrit la vérité de son temps.

 

Egli è il vero esempio di scrittore, "qui est dans l’histoire de son siècle parfaitement spectateur et acteur"(I.P.). In particolare, afferma Rouaud, l’interesse per la storia gli è stato suscitato dalla lettura di Chauteaubriand :

 

Chateaubriand a contribué à la faveur de mon intérêt sur l’histoire : il m’a animé de curiosité pour le passé national français. La lecture de sa dernière œuvre Le Témoignage des Mémoires m’a permis de faire mûrir mon amour pour l’histoire(I.P.).

 

La storia appare, infatti, in ogni romanzo di Rouaud, come cornice degli eventi, che avvengono intorno alla famiglia Rouaud : la prima e la seconda guerra mondiale, narrate rispettivamente in Les Champs d’honneur e in Des Hommes illustres, cedono il passo alla descrizione della modernità delle rivolte giovanili nel ’68, o al puro excursus letterario de La scène comme au ciel. In quest’ultimo romanzo la storia, citata come exemplum vitae, ha la funzione di comparazione con le situazioni dei personaggi ed è magistra vitae:

 

"Être Chauteaubriand" m’apparaît l’idéal suprême pour un écrivain, qui aime l’histoire et de la grandeur de ses enseignements(I.P.).

 

 

6. Jean Rouaud e Claude Simon

 

Rouaud ha scritto ; " Claude Simon est ma source de sensibilité et d’art" (L.P. ,22 Giugno).

Comuni premature assenze di un’infanzia complicata accomunano "la recherche du passé, d’une histoire familiale plus qu’individuelle"20. Rouaud come Simon, nei suoi romanzi, esprime la discontinuità del mondo passato, dell’infanzia e dei ricordi perduti.

Claude Simon usa nelle sue narrazioni participi presenti, proposizioni inabissate le une nelle altre, frasi inframmezzate da parentesi e interrotte soltanto dai punti di sospensione. I suoi romanzi, inoltre, come quelli di Rouaud, sono un magma informe, in

 

cui il lettore deve riuscire a trovare il filo d'Arianna nel labirinto evocatorio del ricordo.

In Histoire, Simon racconta e rievoca la sua infanzia, come Rouaud in Les Champs d’honneur e in Des hommes illustres.

Inoltre, Simon racconta la morte di una vecchia zia in L’Herbe, come Rouaud in Les Champs d’honneur quella della "tante Marie".

Come Simon parla della madre in Acacia e in Histoire, così Rouaud ne parla in Pour vos cadeaux.

La dimensione romanzesca de L’Acacia di "un enfant entraîné par sa mère et ses tantes à la recherche du père mort en guerre"21, consegna, oltre all’autobiografia, la Storia, compresa nell’assurdità della guerra "décrite dans son horreur et son absurdité"22..

Jean-Claude Lebrun evidenzia inoltre che anche la trattazione storica, a cui entrambi si rivolgono, trattando una parte di passato nazionale, come, ad esempio, le guerre mondiali, trattate da Simon in L’Acacia e in Rouaud in Les Champs d’honneur e in Des hommes illustres, sono vissute come un tratto di passato nazionale che, più che "réintroduire quelque chose", restaura l’"ordre de l’epopée ou même simplement" un ’"ordre de l’héroïsme"23.

La "grande modestie de principe" dei due romanzieri, non più "démiurge qui manipule des personnages et les dispose à sa guise dans les décors choisis par lui"24, rievoca anonimamente la Storia e le sue velleità, confortata da un cronismo agile, sempre però assoggettato dalla memoria.

I due scrittori appaiono essere cronisti onnipresenti, seguendo i loro personaggi, senza rinunciare a commenti o interventi, all’humour o all’ironia.

In Le Vent di Claude Simon, inoltre, il tempo di narrazione si presenta abolito, dal momento che non avviene nessun progresso cronologico, eccetto che la ripetizione quasi stucchevole di uno stile, appesantito di verbi e di participi, che tende quasi ad ipnotizzare il lettore, un po’ come nei romanzi di Rouaud, dove le parentesi, le prolessi, le analessi ci conducono nel dedalo della memoria di un io lacero e ramingo.

Come dice il critico Rousset, in Rouaud come:

 

Chez Claude Simon, la mémoire, à la différence du roman proustien, qui se redonne un passé global, est foncièrement lacunaire, elle ne parvient qu’à une connaissance fragmentaire, incomplète, faite d’une addition de brèves images, elles-mêmes, incomplètement appréhendées, de sensations elles-mêmes mal définies, et tout cela vague, plein de trous et de vides25.

 

Le consonanze che Rouaud ha con lo stile e il contenuto dei romanzi di Simon, sono state più volte affermate dallo scrittore stesso, che è solito riferirvisi, nominare anche suoi motti o sue frasi.

Domenica 28 Febbraio 199926 Jean Rouaud con François Bon e Jean-Paul Goux, ha tenuto una conferenza su Claude Simon, sul rigore della sua scrittura come etica e sul rifiuto di gerarchia tra prosa e poesia, legittimando la frase aperta. Claude Simon, come ha evidenziato Jean-Paul Goux è "un classique de la modernité"27, che secondo Rouaud ha saputo animare nei suoi romanzi la Storia, (non quella della triologia petainista lavoro-famiglia-patria degli autori del dopoguerra francese), che rivisita l’identità e il comportamento della generazione dei padri negli anni oscuri del secolo. Rouaud ha, inoltre, sottolineato "le défi, chez Claude Simon, du passage de la description au sentiment, c’est-à-dire de la matière inerte au vivant"28.

La comunione d’intenti fra Rouaud e Simon è sintetizzata nell’intervista del nantese a André Clavel: "après l’écriture, il y aura toujours de l’écriture"29(…), le préalable(…) ce n’est pas de raconter des histoires, c’est le goût de l’écriture"30.

  

RIFLESSIONI

 

L’incontro con Jean Rouaud nei giorni del 3, del 4 e del 5 Settembre 1999 a Montpellier mi ha permesso di approfondire lo studio del dramma di uno scrittore contemporaneo. L’inquieta e angosciata ricerca di Jean Rouaud, si manifesta, nell’ansia resa vana dalla conoscenza e consumata dall’estraneità, marcando definitivamente il già lacerato argine fra società e personaggio e fra quest’ultimo e il proprio milieu d’appartenenza, per un’enfasi magmatica che coinvolge l’interiorità in un’inevitabile collisione.

L’allontanamento prende le veci del riscatto, in una proiezione antiromantica dell’esistenza, nella cui passività ed inettitudine s’elevano gli unici moti di una vocazione alla rinuncia che poggia i propri fondamentali sull’incapacità euristica della ragione, già alimentata dalle teorie sulla relatività einsteiniane, e adesso mero espediente per appurare soltanto l’inconoscibilità del reale.