Prof. Massimiliano Badiali

TESINA INTERDISCIPLINARE

PRESENTAZIONE

L’estetismo o amore per il bello esiste fin dai tempi antichi. Esso però nei secoli di decadenza e di vuoto morale ha maggior spazio. La crisi dell’uomo moderno porta scrittori come D’Annunzio o Wilde a riempire il vuoto che sentono, facendo della propria vita un’opera d’arte. L’estetismo è fenomeno novecentesco e sembra che esso aumenti con l’aumentare dei problemi sociali, quasi come unica ancora di salvezza di un mondo ormai vuotato di valori. Così nella società del 2000 tutto è nell’individuo e nel culto della sua perfettibilità corporea, mentre il mondo soffoca d’inquinamento.

 

 

 

ITALIANO

Il Decadentismo europeo

Gabriele D’Annunzio

INGLESE

Oscar Wilde

STORIA

La prima Guerra Mondiale

L’impresa di Fiume di D’Annunzio

ECONOMIA

Nuove Risorse energetiche nella seconda rivoluzione industriale

MERCEOLOGIA

I combustibili

SCIENZE DELL’ALIMENTAZIONE

Gli ortaggi

EDUCAZIONE FISICA

La respirazione nel movimento

 

 

 

 

 

 

 

Negli ultimi decenni dell'Ottocento si sviluppa nella cultura europea - in Germania così come in Francia, Inghilterra e Italia - una critica dei principi su cui si era fondata fino a quel momento l'idea stessa di ragione umana. L'avversario da abbattere diventa il dogmatismo scientifico positivista, viene negata la piena conoscibilità del reale e in genere di ogni obiettività della rappresentazione del mondo esterno. La causalità e le leggi scientifiche sono considerate delle categorie mentali costruite dall'uomo e prive di un riscontro reale nella natura delle cose; viene negato il primato che il positivismo aveva assegnato alle scienze naturali. Per Decadentismo si intende, quindi, non solo il nuovo modo di concepire la poesia e l'arte, quale si viene affermando in Francia e poi in Europa a partire dalla metà del secolo XIX, ma, più in generale, un indirizzo di pensiero stimolato dalla reazione al positivismo e alla "dittatura" del sapere scientifico, alle delusioni e alle false certezze che esso proclamava. Il decadentismo ha sicuramente come momento più alto l'irrazionalismo, cioè la perdita di fede nel potere della ragione. L'uomo del decadentismo non crede più nelle verità costruite dall'uomo, le quali gli appaiono false rappresentazioni della realtà, minate da insanabili contraddizioni. Tutto ciò che l'uomo ha elaborato nel corso della storia è ora visto come un cumulo di illusioni, la verità come un miraggio assurdo, lo stesso concetto di verità come idea labile e ingannatrice. In sostituzione dei valori perduti resta l'assoluto senso dell'individualità, la coscienza della creatura umana di costituire un isolato nucleo. In un mondo privo di valori l'unico modo che ci resta per comprendere e rivelare il mistero delle cose è l'arte, in tutte le sue espressioni. L'arte si carica dunque di enormi responsabilità, dato che ad essa viene affidata una missione essenziale per la civiltà dell'uomo. L'arte, e specialmente la poesia è la sola via di salvezza e unico modo di comunicazione. Nel 1857 uscì a Parigi un libro di poesie. Ne era autore Charles Baudelaire (1821-1867) e si intitolava I fiori del male. L'opera suscitò uno straordinario scalpore: tutti rimasero stupiti per l'originalità profonda di quei versi e dal linguaggio fortemente simbolico e ricco di metafore. L'effetto del libro sulla società del tempo fu sconvolgente: Baudelaire e il suo editore furono sottoposti a processo e condannati per oscenità. Il pubblico non ancora preparato ad affrontare tanta audacia di linguaggio e di contenuti. Col tempo però la lezione di Baudelaire fu accolta, prima in Francia, poi nel resto d'Europa, e ottenne il risultato di spingere i poeti verso analoghe ricerche espressive. II primo a usare la parola-base di questo derivato fu Verlaine nel sonetto Languore (1883), in cui paragonava se stesso all'impero romano "alla fine della decadenza", per indicare nella sua poesia l'espressione di una civiltà non più vitale ed espansiva, ma estenuata dalla troppe esperienze culturali e giunta al capolinea della storia. In seguito la definizione di "poeti decadenti" fu imposta ai seguaci di Verlaine dai loro avversari (ovviamente con significato spregiativo), finché questi non fondarono nel 1886 la rivista Le Décadent, che assumeva la parola a titolo di vanto , intesa come sinonimo di un'arte anticonformista e di rottura. In Francia il termine "decadentismo" ebbe breve durata, giacché assai presto fu sostituito da quello di "simbolismo", che ne assorbì quasi tutti i significati. Invece in Italia continuò ad avere corso, anche grazie alla critica di Croce che condusse una severa analisi della poesia italiana post-carducciana, da lui condannata come portatrice di segni di "decadenza", cioè di una malattia non soltanto artistica, ma soprattutto ideale e morale. La nostra cultura contemporanea usa il termine "decadentismo" come semplice connotazione storico-critica. Il Simbolismo in poesia e il Decadentismo nel romanzo approfondiscono la scoperta dell'io sull'individuo valorizzata dal romanticismo. Ma, mentre l'eroe romantico, si opponeva al mondo lottando per l'ideale nel reale (Adelchi) ora l'io decadente si rivolge verso se stesso scavando in questo nucleo originale della personalità (Gioanola). Se nel Romanticismo si ha una fuga dell'io verso il mondo, nel Decadentismo, c'è la fuga dell'io verso se stesso. La contrapposizione fra io e mondo che era stata esasperata dal positivismo, che distingueva l’oggetto dal soggetto conoscente, cosicché l'io diventava ricercatore impersonale, è superata. Il Decadentismo distingue fra io e mondo. Nel romanzo decadente si guardano le debolezze e le perversioni senza la volontà programmatica dei naturalisti e molte volte le esperienze dei personaggi corrispondono a quelle dello scrittore. La coscienza di crisi dell’intellettuale decadente o è vissuta in senso intimistico (Pascoli, Verlaine) oppure fugge nell’eccentrico e nel patologico. Nascono così dei dandy esteti, écrivains maudits. Nella loro visione egocentrico-narcisistica hanno un nuovo rapporto con la propria vita : essi vogliono fare della loro vita un’opera d’arte. Esempi dell'antiromanzo decadente sono Controcorrente di Huymans, Il ritratto di Dorian Gray di Wilde e il Piacere di D'Annunzio. In A Rebours Huysmans crea la Bibbia del Decadentismo. Nell’opera troviamo la presenza del sogno e di una sensualità vissuta come eccentrica proclamazione e la morte come elemento costitutivo della vita. Des Esseintes è il capostipite della lunga schiera degli eroi decadenti, esteti freddi, vinti dalle nevrosi. Il personaggio non ha la tumultuosa vita interiore degli eroi romantici, ma un intellettualistico disprezzo per la regola, ma altresì predilige la ricerca dell’artificio, dell’irregolare e dell’innaturale. L’arte e la bellezza divengono un ideale da raggiungere come schermo alla volgarità della normalità. Anche WiIde nel Dorian Gray porta in letteratura una autentica vocazione allo scandalo, con i suoi atteggiamenti eccentrici dipendenti, forse, dal dolore di una vita che conosce un processo per omosessualità la prigionia e la miseria.

"The artist is the creator of beautiful things. There is no such thing as a moral or an immoral book. Books are well written or badli written. Vice and virtue are to the artist materials for an art" (preface); (l'autore è creatore di cose belle, non esistono libri morali o immorali, i libri sono scritti bene o male; il vizio e la virtù sono per l'artista materiale d'arte).

 

 

INSERIRE WILDE

La vicenda del protagonista fallisce; sul volto di Dorian compaiono le rughe e le sofferenze come Des Esseintes avverte che la sua costruzione ideologica è travolta dalla mediocrità umana. Anche il Piacere presenta un antieroe: Andrea Sperelli. Gabriele D'Annunzio evidenzia la singolarità dei suoi gesti. In questo antiromanzo la carica vitalistica e sensuale delle raccolte poetiche di Primo Vere e di Canto Novo si corrompe: il sensualismo diviene lussuria e il sensualismo naturale diviene ricerca dell'artificio. Il Piacere è povero d’intreccio. L’innovazione sta anche nell’immissione del diario di Maria che crea una metascrittura romanzesca. Il romanzo non è la cinica proposta di estetismo, ma la denuncia del vuotom morale. Romanzo barocco della Roma mondana e romanzo sensuale. Andrea Sperelli è schiavo consapevole della propria sensualità, egli mente a se stesso e si rifugia nell’estetismo per mancanza di valori. Un mondo fallace e vacuo come quello barocco, che sente il bisogno di riempire. Un romanzo che rievoca il culto estremo dell’oggetto, il feticismo dell’arte. Questi romanzi presentano un personaggio che vive lacerazione con la società. Sono questi degli antieroi vocati alla rinuncia, alla fuga ed alla passività. Messe in crisi le capacità euristiche della ragione, questi antieroi cercano di realizzarsi fuggendo dal reale, nel tentativo di esorcizzare la vita attraverso l'arte. L’indubbia l'appartenenza del D'Annunzio alla temperie decadentistica, anche se durante la sua carriera artistica egli abbia collezionato diverse esperienze - da quella naturalistica francese al realismo russo (Tolstoi e Dostoievskij), dagli influssi inglesi al Baudelaire, ai parnassiani, ai simbolisti, ecc.. Si ha, comunque, l'impressione che tali esperienze siano il frutto più di una morbosa curiosità letteraria che di un sincero e serio impegno artistico. Il D'Annunzio è piuttosto attento all'esteriore perfettibilitá delle proprie elaborazioni artistiche che alla ricreazione dall'interno dei numerosi modelli ai quali attinge; per cui egli finisce per rivelarsi un raffinatissimo e dovizioso artefice. Ciò convince a non giudicare il D'Annunzio come iniziatore di una nuova era, bensì a considerarlo come "anello di congiunzione tra il nuovo e il vecchio". D'altronde, il Decadentismo dannunziano si distingue da quello di oltralpe, oltre che per la tendenza decorativa e celebrativa dell'ispirazione e per l'esistenza della tradizione, anche e soprattutto per la superficialità e l'esteriorità dei rapporti col proprio io più profondo. Eppure il temperamento "alogico", umorale avrebbe potuto qualificare il D'Annunzio per una poetica decadente. La stessa natura "sensitiva", che lo portava spontaneamente a recepire le raffinate morbidezze bizantineggianti, sembrava favorire la ricerca di espressioni musicali, che, come si sa, costituivano le aspirazioni di fondo della nuova concezione artistica. Non bisogna, tuttavia, dimenticare che la sensibilità decadente di molte creazioni dannunziane reca impresse connotazioni piuttosto ambigue o, comunque, si presenta con chiari risvolti nazionali non ignari dell'esperienza letteraria della nostra civiltà; e, quello che più conta, si tratta di un Decadentismo percorso e dominato da un gusto morboso delle cose sentite attraverso l'assaporamento "carnale" della parola. Nel 1914 lo scoppio della guerra gli da la possibilità di affermarsi come protagonista non solo letterario, ma anche storico politico. All'indomani della dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia (che non aveva accettato l'ultimatum impostogli in seguito all'assassinio del principe austriaco Francesco Ferdinando e della moglie in cui tra l'altro si prevedeva la partecipazione della polizia austriaca alle indagini) l'Italia si considerò inizialmente neutrale (nonostante fosse legata all'Austria dalla Triplice Alleanza del 1882) per i seguenti motivi: le popolazioni delle terre irredente mal sopportavano l'oppressione austriaca e perciò un intervento italiano a fianco degli imperi centrali non avrebbe trovato giustificazione; l'Austria e poi la Germania avevano dichiarato guerra senza consultare l'Italia (come prevedeva il trattato della Triplice); la guerra non aveva carattere difensivo (essendo stata provocata dall'Austria e dalla Germania). L'opinione pubblica italiana era però divisa in due correnti: neutralisti, tra cui i socialisti marxisti contrari ad ogni guerra, i cattolici austrofili e i seguaci di Giolitti che ritenevano l'Italia impreparata e pensavano che con la neutralità l'Italia avrebbe ottenuto soddisfazioni alle sue richieste attraverso trattati con Austria e Germania e interventisti che si dividevano in due gruppi: i nazionalisti, che sostenevano che l'Italia dovesse affermare la sua vocazione imperiale e la gloriosa tradizione dell'antica Roma, gli irredentisti, i socialisti riformisti, i rivoluzionari, che volevano raggiungere l'unità d'Italia con la conquista di Trento e Trieste. Un piccolo gruppo di accesi interventisti riuscì a portare il paese in guerra con l'appoggio dell'Inghilterra con cui venne stipulato un accordo segreto: Il Patto di Londra (26 aprile 1915). Da lì a un mese l'Italia avrebbe dovuto entrare in guerra; occorreva creare consenso popolare: fu organizzata una campagna senza precedenti in favore della guerra in cui Gabriele D'Annunzio e Benito Mussolini giocarono un ruolo fondamentale. Dopo le radiose giornate di maggio che appoggiavano un intervento già deciso l'Italia entrò in guerra( 2O maggio 1915). In cambio della sua partecipazione l'Italia avrebbe ottenuto: il trentino e l'Alto Adige fino al Brennero, Trieste e l'Istria con l'esclusione di Fiume, la zona dell'Isonzo con Gorizia e Gradisca, la parte settentrionale della costa dalmata, Valona, il Dodecaneso e imprecisati compensi in Asia Minore e Africa. Nel maggio del 1915 inizia una campagna infuocata per l’intervento contro gli imperi centrali (orazione per la sagra dei mille). L’Italia, uscita vincitrice dal conflitto mondiale, si trovava ora davanti a una serie di problemi: l’economia presentava i caratteri tipici della crisi post-bellica: sviluppo abnorme di alcuni settori industriali, sconvolgimento dei flussi commerciali, deficit gravissimo del bilancio statale, inflazione galoppante. La classe operaia tornata alla libertà sindacale dopo le restrizioni belliche e infiammata dalla rivoluzione russa, chiedeva non solo miglioramenti economici, ma reclamava maggior potere in fabbrica e manifestava tendenze rivoluzionarie. I contadini del centro-sud tornavano dal fronte con una accresciuta consapevolezza dei loro diritti. I ceti medi, che erano stati fortemente colpiti dalle conseguenze economiche della guerra, tendevano a organizzarsi e mobilitarsi per difendere i loro interessi. La classe dirigente di fronte a questi problemi non sapeva come porsi e come dominare i movimenti di massa. Risultarono invece favorite quelle forze socialiste e cattoliche che si consideravano estranee alla tradizione dello stato liberale e che non erano compromesse da responsabilità di guerra e che inquadravano grandi masse. Furono i cattolici i primi a fondare il PPI il cui primo segretario era Luigi Sturzo e si presentava con un programma democratico e pur ispirato alla dottrina cattolica si dichiarava laico, nonostante fosse legato al mondo cattolico (in esso confluiscono gli eredi della DC e delle leghe bianche). Un’altra novità fu la crescita impressionante del partito socialista (che all fine del ’20 contava 200000 iscritti); all’interno del partito la maggioranza era di sinistra (che veniva chiamata "massimalista" e che aveva come leader Giacinto Menotti Serrati). Essi si ponevano come obbiettivo l’immediata instaurazione della repubblica socialista fondata sulla dittatura del proletariato. Questa radicalizzazione finì con isolare il movimento operaio e col ridurne i margini di azione politica. Prospettando, infatti, la soluzione alla russa, si precludevano la collaborazione delle forze democratico-borghesi spaventate dalla minaccia della dittatura proletaria. Sul piano degli equilibri nazionali l’Italia era uscita rafforzata: raggiunti i confini "naturali" e scomparso il nemico a austriaco. La dissoluzione del'Austria-Ungheria poneva per anche dei problemi: nel patto di Londra si stabiliva anche che la Dalmazia (abitata da slavi e la Jugoslavia la rivendicava) fosse annessa all’Italia e che Fiume (abitata da italiani) restasse all’impero Ausro-ungarico. La delegazione italiana alla conferenza di Versailes chiese (il ministro Orlando e Sonnino) la città di Fiume su principio di nazionalità; ma gli alleati rifiutano e in particolare Wilson. Poi per protesta i due ministri abbandonano la conferenza ma poi sono costretti a tornare senza alcun risultato. Il fallimento determina la fine del governo Orando e l’inizio del ministero di Nitti: egli si trova in una situazione critica: ostilit dell’opinione pubblica borghese verso gli alleati e verso la classe dirigente incapace di tutelare gli interessi nazionali (si parla di Vittoria mutilata; D’annunzio). Cinquantaduenne si arruola volontario e partecipa a numerose ardite azioni navali e aeree come la beffa di Buccari (porto della Yugoslavia dove nel 1918 D'Annunzio partecipò a una incursione contro le navi austriache) e il Raid su Vienna. La sua guerra è una guerra fatta di gesti e di imprese spericolate e di prestigio, condotte soprattutto con funzione di propaganda (guadagna tre medaglie d’argento e una d’oro; ferito a un occhio chiede e ottiene di tornare a combattere). Alla fine della guerra investe la sua popolarità nella marcia di ronchi che lo porta a occupare Fiume (O fiume o morte!) e a governarla per sventarne l’annessione alla Jugoslavia (la vittoria mutilata). "Mio caro compagno, il dado è tratto! Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto, febbricitante. Ma non è possibile differire. Anche una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio". Così Gabriele D'Annunzio scriveva a Benito Mussolini: iniziava l'impresa di Fiume. D'Annunzio, che non ha mai rinunciato a rivendicare i diritti dell'Italia su Fiume, organizza un corpo di spedizione. A Venezia egli raggruppa gli ufficiali che fanno parte di un nucleo d'agitazione che ha per motto "O Fiume o morte!". Questi ufficiali assicurano a D'Annunzio un contingente armato di circa mille uomini, ai quali altri se aggiungono poi durante la marcia sulla città irredenta. Gabriele D'Annunzio si autonomina capo del corpo di spedizione e il giorno 12 settembre 1919 entra in fiume alla testa delle truppe. La popolazione acclama i granatieri italiani ed il "poeta soldato". L'impresa di D'Annunzio riesce anche grazie alla compiacente collaborazione del generale Pittaluga, comandante delle truppe italiane schierate davanti a Fiume, il quale concede via libera al piccolo esercito. Le truppe alleate di stanza nella citta' non oppongono resistenza e sgomberano il territorio chiedendo l'onore delle armi. Di fronte al colpo di mano il presidente Nitti, nel duplice intento di salvare la nazione da un pronunciamento militare e di non provocare incidenti internazionali, pronuncia un violento discorso: "L'Italia del mezzo milione di morti non deve perdersi per follie o per sport romantici e letterari dei vanesii". Mussolini, fronteggiando l'attacco contro il suo amico D'Annunzio, scrive sulle colonne del Popolo d'Italia: "Il suo discorso è spaventosamente vile. La collera acre e bestiale di Nitti è provocata dalla paura che egli ha degli alleati. Quest'uomo presenta continuamente una Italia vile e tremebonda dinanzi al sinedrio dei lupi, delle volpi, degli sciacalli di Parigi. E crede con questo di ottenere pieta'. E crede che facendosi piccini, che diminuendosi, prosternandosi, si ottenga qualche cosa. E' piu' facile il contrario". D'Annunzio non reagisce agli attacchi del Presidente del Consiglio come Mussolini, ma conia per Nitti un soprannome, niente di più, ma un soprannome nel quale c'è tutto il suo disprezzo per il moderato che disapprova "le gesta sportive". Lo battezza "Cagoja". 20 settembre 1919. Gabriele D'Annunzio ottiene i pieni poteri e comincia a firmare decreti qualificandosi "Comandante della citta' di Fiume". Il 16 ottobre le truppe regolari dell'esercito continuano a bloccare la citta' e D'Annunzio dichiara Fiume "piazzaforte in tempo di guerra". Questo gli consente di applicare tutte le leggi del codice militare che in tal caso prevede anche la pena di morte con immediata esecuzione per chiunque si opponga alla causa Fiumana. Il plebiscito del 26 ottobre segna il trionfo di D'Annunzio che ottiene 6999 voti favorevoli all'annessione su 7155 cittadini fiumani votanti. Sull'onda del successo, D'Annunzio esprime a Mussolini un proprio progetto: marciare su Roma alla testa dei suoi uomini e impadronirsi del potere Mussolini lo dissuade e lo convince che la cosa finirebbe in un fallimento. In realta' la marcia su Roma è il suo grande sogno ma egli vuole ancora aspettare perche' intende essere il solo condottiero di quella marcia, e non certo l'articolista di D'Annunzio, in questo momento piu' popolare di lui. Nel frattempo le potenze alleate ammoniscono il governo italiano sulle complicazioni che l'impresa fiumana puo' portare nelle trattative ma la loro presa di posizione è abbastanza moderata, tale da indurre Nitti a non intervenire con la forza contro D'Annunzio ma a intavolare con lui pacifici negoziati. Arriviamo così alla vigilia delle elezioni. D'Annunzio riprende la sua attivita' espansionistica ed il 14 novembre sbarca a Zara, debolmente contrastato dal governatore militare. Occupata Zara, D'Annunzio riparte pochi giorni dopo lasciando una guarnigione a presidiare la citta', mentre corre voce che egli stia per tentare altre imprese del genere a Sebenico ad a Spalato. Gli italiani vanno alle urne ignorando le ultime imprese di D'Annunzio, perchè il governo blocca la notizia attraverso la censura, temendo che il nuovo fatto d'armi possa mutare il corso della consultazione. Le elezioni del 1919 vedono la sconfitta dei fascisti e nel giugno del 1920 Giolitti subentra come Presidente del Consiglio a Nitti. Il 1920 vede la conclusione definitiva dell'avventura fiumana di Gabriele D'Annunzio. I rappresentanti delle potenze alleate si riuniscono a Rapallo. Il 12 novembre viene firmato un trattato che dichiara Fiume stato indipendente e assegna la Dalmazia alla Jugoslavia tranne la citta' di Zara che passa all'Italia. Il "poeta soldato" viene invitato ad andarsene da Fiume. Questa volta l'esercito e la marina italiana non potranno piu' mostrarsi compiacenti con D'Annunzio. Il generale Enrico Caviglia viene inviato a Fiume per far sgomberare la citta' dagli occupanti. E' Natale. D'Annunzio dichiara che quello sara' un Natale di sangue e promette che versera' anche il suo, ma il generale Caviglia ordina ad una nave da guerra di aprire il fuoco contro il palazzo del governo. Le prime bordate segnarono la fine dell'avventura di D'Annunzio che se ne va. I suoi legionari lo seguono. Portano una divisa che diverra' famosa: camicia nera sotto il grigioverde e fez nero. Poi, sconfitto dall’esercito italiano (ma lo stesso vittorioso perché Fiume sarà ammessa all’Italia), deluso nelle sua ambizioni si ritira a Gardone dove vive un triste periodo: aderisce al fascismo che lo onorava ma al contempo lo teneva isolato e sotto sorveglianza. Infine devastato dalla "turpe vecchiezza", isolato, risolto nello stretto ruolo di poeta-vate (onorava infatti il fascismo per ottenere privilegi) muore al Vittoriale il 1 marzo 1938. Il naturalismo panico è il punto di approdo della poesia dannunziana. Teorizzato nell'Alcyone, ove viene instaurato un rapporto con la natura in chiave mistico-magica (panismo: come nel mito greco del dio Pan), la natura è sentita come una forza misteriosa, terribile e attraente, a cui l'uomo può unirsi solo abbandonandosi ad un flusso istintivo ed inferiore che nulla ha di razionale e di meditato. L'Alcyone è il diario poetico di una estate in Toscana, è il superamento della sensualità primaria nella ricerca del godimento completo perseguito da tutti i sensi e goduto con l'anima. Il poeta immerso nella natura, il suo canto non è più solo dell'uomo, ma è il canto stesso della natura. Si pensi solo alla freschezza verbale de "La sera fiesolana", o alla pura musica de "La pioggia nel pineto": "Le parole, più che al significato verbale, tendono... alla pura grazia della trama fonica, atta a suggerire la dolcezza d'immaginare una pioggia che bagna il viso, le mani, le vesti di una donna bella e amata, nel fresco di una pineta, al tempo dell'estate" (F. Flora). In questi anni era in corso la seconda rivoluzione industriale. Il fattore più importante che differenzia la seconda rivoluzione industriale dalla prima, è sicuramente il nuovo ruolo del progresso scientifico-tecnologico, che operò, grazie ai suoi rapidissimi e dirompenti effetti, una rivoluzionaria trasformazione nella vita e nelle prospettive dell'uomo. Nell'ultimo trentennio del XIX sec., si denota quindi una sempre più larga applicazione delle scoperte scientifiche ai vari rami dell’industria: si viene così a creare una strettissima compenetrazione fra il progresso tecnologico e il mondo della produzione industriale. Interessanti a proposito sono gli studi condotti dal Landes, che evidenziano come il mondo dell’industria investa somme sempre più crescenti nella ricerca scientifica, commissionando ai laboratori tecnologici, la scoperta delle invenzioni di cui abbisogna per la produzione. Gli sviluppi della ricerca scientifica nel campo della chimica, furono determinanti per dare il via ad una produzione industriale estremamente variegata: nel 1875 Alfred Nobel brevettò la dinamite, mentre nel 1888 l’invenzione del pneumatico, da parte di Robert Dunlop, aprì vasti orizzonti all’industria delle gomma. Oltre alle applicazioni dirette nell'industria chimica( la cui ricchissima produzione andava dai coloranti ai fertilizzanti chimici, dal cemento ai medicinali). Non di minore importanza si rivelarono gli effetti indotti dalla ricerca su settori industriali complementari, e in modo particolare su quello metallurgico, che conobbe una fase di grossa espansione nella produzione dell’acciaio. Grazie alle numerose scoperte nelle tecniche di fabbricazione- il metodo Bessemer, il forno Martin Siemens- fu possibile limitare i costi di produzione di questa lega metallica, e farne affluire quantitativi ingenti e a basso costo su di un mercato sempre più in espansione. Conobbe quindi un periodo di notevole sviluppo l’ingegneria civile, che grazie anche all’incremento della produzione del cemento armato, generò una vera e propria esplosione edilizia, che riempì le metropoli dei paesi industrializzati, di porti, grattacieli ed edifici imponenti( la Torre Eiffel a Parigi e il Tower building a New York).eiffel2.jpg (13408 byte) Un impatto ancor più dirompente nella società, fu quello provocato dall’invenzione del motore a scoppio, e dal sempre più diffuso utilizzo dell’elettricità. L’invenzione del motore a combustione interna fu decisiva per l’impulso dato all’estrazione del petrolio, che comunque rimarrà ,per molti anni ancora, secondo al combustibile per eccellenza della prima rivoluzione industriale, e vale a dire il carbone, più accessibile economicamente visti i basti costi e l’abbondante offerta. L’elettricità è stata oggetto di studio per tutto il XIX sec. I primi apparecchi elettrici realizzati da Volta con la omonima pila, e da Faraday con il suo "motore sperimentale", furono presto soppiantati da nuovi congegni, che, applicando le scoperte fatte in materia da scienziati del calibro di Siemens, Edison e Pacinotti, permettevano di trasformare il movimento di un corpo in corrente elettrica( dinamo e generatori), di immagazzinarla( accumulatori), di riconvertirla in movimento( motori elettrici) e di trasportarla e distribuirla a grandi distanze. Decisivo per il decollo dell’industria elettrica fu l’invenzione della lampadina da parte di T.A. Edison: nella illuminazione pubblica, infatti, ed in quella privata, l’uso della corrente elettrica si sostituì presto a quello del petrolio.E sempre legati alle innovazioni nel campo dell’elettricità, furono l’invenzione del telefono da parte di Antonio Meucci, del Grammofono da parte di Edison e del Cinematografo dei fratelli Lumiere. Molti degli oggetti come quelli sopraindicati, che a tutt’oggi si configurano come indispensabili alla nostra vita quotidiana, fecero la loro comparsa nel quindicennio compreso fra il 1867 e il 1881: la macchina da scrivere, la bicicletta, le fibre sintetiche, la plastica, il microfono ecc.. Lo sviluppo industriale generalizzato portò ad un aumento dell’offerta, fattore che unito all’inaccessibilità di molti mercati esteri, a causa del protezionismo imperante, portò alla necessità di cercare altri mercati per la vendita dei prodotti, per l’investimento di capitali e per il rifornimento di materie prime. Si determinò quindi una internazionalizzazione dell’economia capitalistica che raggiunse dimensioni macroscopiche, che trovò nell’apparato statale un contributo essenziale in campo diplomatico ma soprattutto in quello militare, per la propria crescita: si noti quindi come alla base dell’imperialismo sottostiano cause di natura essenzialmente economica. che portò un fondamentale mutamento da un sistema di rapporti economici internazionali basato sul libero scambio ad uno gravitante su un orientamento di tipo protezionistico. Gli apparati statali s'impegnarono in prima istanza a sostenere la crescita economica attraverso la conversione delle strutture tecnico-amministrative, mediante la creazione di un efficiente impianto burocratico e l’adeguazione del diritto economico e della legislazione sociale alle esigenze di un capitalismo industriale di cui si avvertivano in maniera sconvolgente ed incredibilmente repentina gli effetti sulla società. Un intervento governativo più diretto ed incisivo si verificò in quegli stati che non avevano conosciuto un graduale processo di crescita industriale e di meccanizzazione degli impianti produttivi ( la Russia), cosa di cui erano stati beneficiati invece l’Inghilterra e la Francia nella prima rivoluzione industriale, o che si erano formati come entità nazionali solo in tempi recenti( il Regno d’Italia e la Germania di Bismark). Il sostegno diretto all’economia nazionale si concretizzò con il coinvolgimento di una parte rilevante del prodotto interno nelle attività industriali, con le numerose commesse inoltrate all’industria( in particolar modo quella pesante come testimonia la politica statale tedesca post-unitaria , volte a sostenere la produzione interna) e tramite l’inasprimento delle tariffe doganali, procedimento che mirava a limitare le importazioni e a proteggere così l’economia nazionale. Gran parte delle nazioni industrializzate europee ( anche gli U.S.A) seguirono questa impostazione economico-politica; chi invece come la Gran Bretagna mantenne un’economia di tipo liberistico, nella quale quindi si dava più spazio alla libera iniziativa e si promuoveva in particolare la crescita e la proliferazione della piccola e media industria, che costituiva il settore trainante dell’economia, vide le proprie esportazioni frenate dall’esosità fiscale delle tariffe doganali internazionali, e la propria economia cadere in una fase di crisi a favore di economie emergenti come quella tedesca e statunitense. Nel campo della politica sociale, in concomitanza con il graduale processo di industrializzazione, l’intervento statale fu teso ad una duplice finalità: da una parte ad agevolare il funzionamento dell’economia di mercato tramite la promozione dell’istruzione, e dall’altra ad arginare gli effetti negativi di un industrializzazione rampante attraverso la creazione di una legislazione sulle fabbriche che tutelasse la sicurezza degli impianti, la salute dei lavoratori e la loro retribuzione. Attraverso massicci finanziamenti statali, l’istruzione divenne così gratuita ed obbligatoria, e ciò determinò un parziale allontanamento dei giovani dal mercato del lavoro, e la formazione di una classe d'esperti, specializzati in campo tecnico e scientifico, che potevano agevolmente inserirsi nel mercato e nelle fabbriche. Al contempo, grazie anche alle pressioni delle organizzazioni sindacali, i maggiori stati europei vararono una serie di riforme che prevedevano: l'istituzione di sistemi di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, sistemi di previdenza per la vecchiaia, sussidi di disoccupazione. Si stabilirono inoltre controlli, spesso poco efficaci sulla sicurezza, e sulle condizioni igienico-sanitarie delle fabbriche, e furono introdotte delle limitazioni agli orari di lavoro e fu assicurato il diritto al riposo settimanale. Di fondamentale importanza nello sviluppo economico di fine XIX sec. e dell’inizio del XX sec., si rivelò il ruolo delle banche, cresciute come risposta alle esigenze dell’industrializzazione e al contempo motore di questa. Dopo essersi caratterizzate nel corso della prima rivoluzione industriale come banche commerciali, impegnate in una prudente politica economica di investimenti a breve termine, con lo sviluppo industriale e l’apertura dei mercati gli istituti creditizi più potenti iniziarono a finanziare con quote consistenti di capitali le attività industriali operanti in settori emergenti del mercato, adottando una strategia di investimenti a lungo termine, che sebbene più rischiosa si rivelò più produttiva. La stretta compenetrazione fra capitale finanziario e capitale industriale, fu studiata dal marxista Hilferding e fu da lui denominata con il nome di "capitalismo finanziario", e produsse fondamentali effetti sull’economia internazionale. La spinta fornita dalle banche, il nuovo assetto economico internazionale, che vedeva la genesi di una concorrenza feroce, che conosceva in seguito alla crescita dell’offerta, un vertiginoso calo dei prezzi, favorirono una spinta decisiva alla concentrazione industriale che si concretizzò oltre che nella costituzione delle Holdings, nella formazione di Pools (o cartelli), consociazioni di imprese che si accordavano sulla produzione e sui prezzi, e di patti fiduciari fra aziende che si concentrano sotto il controllo di un unico soggetto economico(Trusts). In seguito allo sviluppo delle reti di comunicazione, si giunse all’unificazione del mercato mondiale.

 

L’unificazione del mercato mondiale ha portato all’uso del petrolio come combustibile in tutto il mondo. Il petrolio è una sostanza naturale ed è composta prevalentemente da idrocarburi, che sono dei composti chimici formati esclusivamente da carbonio e idrogeno e, in base alle proporzioni tra questi due elementi e alla struttura molecolare che formano, si dividono in diverse serie. Le paraffine (o alcani), che sono detti anche saturi in quanto le loro molecole sono incapaci di incorporare altri atomi di idrogeno dal momento che la natura dei loro legami è di tipo semplice. Questo tipo di idrocarburo forma catene lineari, ramificate o degli anelli. La più semplice delle paraffine è il metano (CH4) che è il principale gas naturale, ma vi è anche l'etano (C2H6), il propano (C3H8) e il butano (C4H10). Il propano e il butano possono essere liquefatti a basse pressioni e vanno a formare quello che è chiamato GPL (Gas Pressure Low) o LNG. Le paraffine con molecole contenenti da 5 a 15 atomi di carbonio sono liquide a pressioni e temperature ambiente. Al di sopra di 15 atomi sono estremamente viscose se non addirittura solide; si conoscono delle paraffine con oltre 40 atomi di carbonio Altra serie è quella degli idrocarburi non saturi dove gli atomi di carbonio hanno almeno un legame doppio; tra queste possiamo avere l'isoprene che è un gruppo caratteristico senza anelli, con un gruppo metilico (CH3), di cui fa parte il fitolo che costituisce una catena laterale della molecola della clorofilla. Infine abbiamo la serie degli aromatici che sono caratterizzati dalla presenza di un anello aromatico. Solitamente negli idrocarburi sono anche presenti i composti NSO così chiamati poichè nella molecola sono presenti uno o più eteroatomi, ossia atomi diversi dal carbonio e dall'idrogeno, e solitamente sono Azoto (N), Zolfo(S) o Ossigeno(O). Il petrolio ha una certa densità e ciò dipende dalla quantità e qualità dei legami degli atomi di carbonio: la sua densità influisce infatti anche sulla sua estrazione dal giacimento e sulla relativa raffinazione, poiché è ovvio che più il petrolio è denso e più sarà difficile estrarlo e raffinarlo. La densità si misura in gradi API (American Petroleum Institute) e si definiscono olii pesanti quelli con un API minore di 25 (peso specifico superiore a 0,9) e olii leggeri con API maggiore di 40 (peso specifico minore di 0,83) perfetti per fare la benzina. L'obbiettivo principale della ricerca del petrolio è la localizzazione del giacimento, ossia di un volume circoscritto del sottosuolo dove il petrolio possa essersi accumulato e conservato nel corso dei tempi geologici.

 

Il petrolio, così come il carbone, è un combustibile fossile non rinnovabile dal momento che ha origine da sostanze organiche che, anziché essere distrutte dai normali processi ossidativi o da altri agenti naturali (animali/batteri), si conservano e si accumulano nel sottosuolo per milioni di anni. Il petrolio è composto da una miscela di numerosissimi componenti gassosi, liquidi e solidi, di cui oltre il 99% sono costituiti da idrocarburi. Lo studio degli idrocarburi e degli altri composti del carbonio è fondamentale poiché il carbonio è un elemento con caratteristiche chimiche del tutto capace di dare vita a molecole organiche complicatissime combinate tra loro in catene o anelli; si spiega cosi come esistano circa 4.000.000 composti del carbonio (esseri umani compresi) e solo 70.000 composti di tutti gli altri elementi messi insieme. Infatti la sostanza che forma gli esseri viventi, animali e vegetali, sono i composti del carbonio, e permettono lo svolgimento dei processi vitali, e la loro trasformazione dà vita al petrolio; quindi senza esseri viventi non vi sarebbe petrolio. Con la prima grande esplosione della vita, circa 1 miliardo di anni fa, il carbonio inizia ad essere fissato (mediante il processo di fotosintesi) nelle piante e poi negli animali; dopo la loro morte questo "carbonio organico" è stato in massima parte ossidato e restituito all'atmosfera sotto forma di CO2. Nello schema accanto il ciclo del carbonio in tutti questi anni: la maggior parte di esso è rimasto nella parte superiore, mentre quel poco che è riuscito ad entrare nella parte inferiore ha avuto la possibilità di generare il petrolio. Certamente il petrolio, quando è utilizzato in modo continuo, nella combustione provoca inquinamento. La nostra società sembra contraddittoria: da una parte il progresso distrugge tutto ciò che ci circonda, dall’altra l’uomo sembra non preoccuparsi di questo se non apparentemente. In un modo che predilige l’estetica come il nostro, la dieta è diventata moda estrema. Spesso non si mangia o si mangia poco. Per una buona salute, bisognerebbe nutrirsi di molti ortaggi, sempre ammesso che siano sani. La denominazione di ortaggi si applica a diverse parti di piante, generalmente coltivate, utilizzate nell'alimentazione umana o allo stato fresco (crude o cotte), o conservate. Allo stato fresco, gli ortaggi contengono principalmente acqua, (fino al 95% circa), quantità trascurabili di proteine, grassi e carboidrati assimilabili. L'importanza nutrizionale degli ortaggi è dovuta alla ricchezza in vitamine (A, B1, B2, PP, ecc.) ed in sali minerali quali ferro, calcio, magnesio, potassio, rame e zinco; essi, inoltre, per l'elevato contenuto in fibra grezza, esplicano un’azione positiva quali regolatori delle funzioni intestinali. Gli ortaggi sono numerosissimi e svariati; si possono suddividere in diversi gruppi in funzione della parte di pianta utilizzata. Le Radici, come la Carota (Daucus Carota), la Barbabietola (Bela Vulgaris), la Rapa (Brassica Campestris), il Ravanello, Il Sedano-rapa (Rapaceum). I Bulbi che comprendono le cipolle, gli agli, il porro (Allium Porrum) e lo scalogno. I Fusti e germogli che comprendono gli Asparagi, la cui parte commestibile è costituita dall'estremità (Turione) dei giovani getti che nascono dalla radice dell'Asparagus Officinalis, appartenente alla famiglia delle Liliacee. Le Foglie che comprendono numerosissimi ortaggi le cui foglie possono essere consumate o come insalate, fresche e crude (condite con olio e sale), oppure cotte come la lattuga (Lactuca Sativa), l’'indivia (Cichorium Endivia). la cicoria (Cichorium Intybus), lo spinacio (Spinacia Oleracca), la bietola, il finocchio, il sedano (Apium Graveolens var. Dulce). I Fiori comprendono i carciofi, i broccoli e i cavoli. Il gruppo dei Frutti comprende il pomodoro, la melanzana, il peperone, il cetriolo, la zucca e la zucchina. I sistemi di conservazione variano in relazione al tipo di ortaggio e si possono così raggruppare: conservazione mediante trattamenti fisici basati sul l'applicazione del calore e del freddo; conservazione mediante trattamenti chimici basati sull'impiego o di un mezzo conservativo come la salamoia, l'aceto, l'olio o di additivi chimici quali l'acido benzoico, l'acido sorbico e l'anidride solforosa, ecc.; conservazione mediante inscatolamento e sterilizzazione. Gli ortaggi utilizzati dall'industria conserviera devono avere requisiti differenti da quelli destinati al mercato del fresco; essi debbono aver raggiunto un particolare stadio di sviluppo o maturazione, essere omogenei per grossezza e colore ed infine essere, in perfette condizioni d'integrità. I vegetali, prima della conservazione, vengono sottoposti alle operazioni di cernita e di lavaggio; questo deve essere particolarmente accurato per eliminare completamente il terriccio, gli insetti e qualsiasi altra parte non commestibile. L'essiccazione, effettuata in particolari essiccatoi o all'aria, è il mezzo più semplice e più antico per rendere conservabili gli ortaggi. Un metodo di essiccazione molto avanzato è la liofilizzazione a cui possono essere sottoposti un gran numero di ortaggi; sono molto diffusi in commercio vegetali liofilizzati adatti alla preparazione di minestroni. L'applicazione del freddo, come sistema di conservazione a livello industriale, risale ai primi anni del secolo, ma solo nell'ultimo dopoguerra si è avuta un'utilizzazione massiccia delle basse temperature per la produzione di una grande varietà di vegetali surgelati. Per la preparazione delle conserve in scatola o in barattolo i prodotti vegetali vengono generalmente sottoposti al trattamento di sbollentatura e successivamente messi in appositi contenitori di vetro o di lamierino con l'aggiunta di liquido di governo costituito da soluzioni saline (più o meno concentrate), da olio o da aceto; a questa operazione segue poi, in alcuni casi, la sterilizzazione. I prodotti non sterilizzati sono considerati semiconserve. I crauti acidi rappresentano un tipico esempio di conserva in scatola non sterilizzata; si ottengono dal cavolo cappuccio tagliato in listarelle, mescolato con una soluzione di cloruro di sodio al 4 – 5 % e lasciato fermentare per sei, otto settimane. Durante la fermentazione si forma acido lattico ed è per questa ragione che i crauti (detti acidi), non richiedono un ulteriore trattamento termico per la loro conservazione; l'ambiente acido, infatti, esplica una sufficiente azione antimicrobica. Alcuni prodotti, come i carciofini, vengono conservati usando olio come liquido di governo; in questo caso, dopo il confezionamento, non è necessaria la sterilizzazione ma è sufficiente un semplice trattamento a bagnomaria poiché l'olio, esplicando una blanda azione antimicrobica, assicura una buona conservabilità. Come antipasto e contorno sono molto usate le olive in salamoia e la "giardiniera" sott'aceto. Le norme vigenti sulle conserve di prodotti vegetali all'olio, all'aceto e in salamoia fanno obbligo di riportare sulla confezione il peso in grammi dei prodotto sgocciolato (al netto dei liquido di governo) e il peso netto in grammi (prodotto sgocciolato più liquido di governo). Tra gli ortaggi utilizzati dall'industria conserviera, il pomodoro occupa sicuramente il primo posto per quantità lavorata; i prodotti finali più importanti sono: i pomodori pelati e i concentrati di pomodoro. La preparazione dei pomodori pelati comporta le seguenti operazioni: il lavaggio, la cernita (per eliminare quelli guasti o immaturi), la scottatura in acqua bollente (per facilitare il distacco della buccia), il parziale raffreddamento, la pelatura a mano o a macchina e la riempitura delle scatole insieme al liquido di governo (succo di pomodoro); le scatole vengono poi aggraffate e sterilizzate. Per ottenere i concentrati di pomodoro si eseguono dapprima le operazioni di triturazione dei frutto, di riscaldamento della polpa e di setacciatura; quest'ultima viene effettuata in apparecchiature dette passatrici e serve a separare le bucce e i semi dal succo. Segue la concentrazione dei succhi, per evaporazione, con eliminazione più o meno spinta di acqua, in relazione al tipo di concentrato che si vuole ottenere; le ultime operazioni sono l'inscatolamento e la sterilizzazione. Secondo la legge 10 marzo 1969 n.96 la denominazione di pomodori pelati è riservata ai pomodori di tipo lungo privati della buccia. I pomodori pelati devono essere ottenuti dal frutto fresco sano, maturo, e ben lavato; tra i requisiti minimi ricordiamo: peso dei prodotto sgocciolato non inferiore al 60% del peso netto; essere interi per non meno dei 70% del peso dei prodotto sgocciolato, per recipienti di contenuto netto non superiore a grammi 400, e non meno del 65% negli altri casi. Il concentrato semplice, il concentrato doppio, il concentrato triplo e il concentrato sestuplo devono avere un residuo secco, al netto dei sale aggiunto, rispettivamente di almeno il 18, 28, 36 e 55%. Alle conserve di pomodoro è consentita l'aggiunta di cloruro di sodio in misura non superiore al 10% del residuo secco. Nel nostro mondo troppa cura si dà all’immagine esterna. Se è vero che la ginnastica è utile per il mantenimento del corpo sano, non è vero che certe sostanze ingerite come gli anabolizzanti siano buoni per il corpo, ma solo utili alla logica dell’apparenza. Fare ginnastica significa semplicemente fare movimento, cioè mettere in azione il nostro organismo; tale concetto non implica solo movimento fisico, ma anche educazione della mente. L'essere umano è un'unità inscindibile ed ogni sua parte fisica, morale e intellettuale si integra. Le principali funzioni del movimento sono: conservazione dell'organismo, lo sviluppo dell'organismo stesso ed in particolare del cervello l'aumento di potenziale espressivo dell'individuo come: il linguaggio, la cultura motoria, l'intelligenza motoria, l'espressività motoria. Muoversi significa crescere, immagazzinare sempre di più nuove e diverse informazioni che portano ad aumentare la conoscenza di noi stessi, dello spazio che ci circonda, della relazione tra il nostro corpo, lo spazio e gli altri. ... In poche parole: evolversi. Nessuna forma di educazione dovrebbe essere parziale; pertanto quella fisica non può intendersi soltanto come semplice sviluppo dei muscoli e allenamento del corpo, ma deve partecipare anche alla formazione del carattere e dell'intelletto. Il corpo è una meraviglioso strumento integrato in tutte le sue funzioni, azionato dall'intelligenza e della volontà dell'individuo; non sempre lo strumento è perfetto o messo a punto: bisogna quindi migliorarlo e portarlo al suo giusto rendimento. Muoversi, fare Ginnastica è la strada giusta. Le condizioni di vita degli individui nella società odierna sono drasticamente cambiate rispetto al passato. I progressi della tecnologia e la larga diffusione dei beni di consumo hanno costretto l'individuo a rallentare la frequenza dell'attività fisica trascurandone la sua importanza. Ormai, nei centri abitati al disopra dei 100.000 abitanti, si trascorre una media di due ore a persona su un mezzo di trasporto pubblico o privato per gli spostamenti quotidiani; due individui su tre trascorrono circa 7-8 ore seduti di fronte ad una scrivania o dietro uno sportello pubblico; in casa, dalle 3 alle 4 ore vengono utilizzate per consumare i pasti giornalieri e seduti di fronte al televisore; infine, ci distendiamo sul letto per dormire una media di 6-7 ore per notte.
In totale si trascorrono "staticamente" circa 20 ore delle 24 di cui è composto un giorno, cioè i 4/5 della giornata. Anche l'ambiente esterno non ci aiuta a vivere nel modo migliore. Il primo dato inquietante è il grado di inquinamento atmosferico. Si respira aria inquinata dalle emissioni dei tubi di scappamento delle autovetture. In Italia mediamente ogni famiglia possiede due automobili. Il secondo dato inquietante è l'inquinamento alimentare. Ormai è di uso comune il consumo di cibi precotti, surgelati, di frutta e verdura contenenti additivi, conservanti e coloranti; le abitudini alimentari hanno condizionato il nostro organismo soprattutto nei riguardi delle sue difese immunitarie. Tali alterazioni, dovute alla mancanza di alcuni degli elementi essenziali per il metabolismo di base, hanno abbassato le difese dell'organismo umano; una delle cause più evidenti è il numero delle allergie e intolleranze alimentari che è in constante crescita. Le colazioni fugaci e gli "snack" sono i principali indiziati di questa situazione. L'individuo subisce passivamente tutte le situazioni sopradescritte, cadendo così in una vera e propria patologia che determina la malattia del secolo: l'ipocinesi. La malattia ipocinetica si manifesta in un individuo sedentario per la mancanza di attività fisica, cattive abitudini di vita e accumulo di stress psicofisici, delineando un soggetto di tipo astenico, ipotonico e, nella maggior parte dei casi, in sovrappeso. Tale malattia agisce su tutti gli apparati e i sistemi del nostro organismo indebolendoli e mettendoli a rischio di alcune patologie tipiche dell'età senile (cardiopatie, insufficienze respiratorie, alterazioni metaboliche ed ormonali, malattie ossee e neuro-psicologiche). L’organismo umano necessita di una grande quantità di energia per ogni tipo di attività e per la sopravvivenza stessa. Gli elementi che ingeriamo contengono energia, immagazzinata sotto forma di energia chimica. Gli elementi si combinano con l’ossigeno, liberando quella quantità di energia di cui l’organismo necessita. Per questo la respirazione è altrettanto indispensabile quanto l’alimentazione. Anzi, mentre senza mangiare e senza bere si sopravvive qualche giorno consumando il grasso del nostro corpo, senza respirare si sopravvive pochi minuti. Oltre a far penetrare nel nostro organismo l’ossigeno, il nostro apparato respiratorio si occupa anche di depurarlo dall’anidride carbonica: prodotto di scarto dell’attività delle cellule. Esso è costituito da una serie di organi, detti vie aeree, attraverso i quali l’aria arriva nei polmoni: qui avviene l’ematosi, cioè lo scambio tra l’ossigeno dell’aria e l’anidride carbonica del sangue. L’apparato respiratorio è costituito da: le Vie respiratorie o aeree, che comprendono il naso, la faringe, la laringe, la trachea, i bronchi e tutte le loro successive diramazioni. Hanno lo scopo principale di condurre l’aria fin nei polmoni, di riscaldarla e di liberarla dalle impurità; i Polmoni, gli organi principali della respirazione, in cui avviene l’ematosi, la cui struttura è formata dall’insieme degli alveoli e delle ramificazioni bronchiali, e sono rivestiti da una membrana detta pleura. Un muscolo a forma di cupola, il diaframma, separa la cavità toracica da quella addominale. Nell’apparato respiratorio avviene lo scambio tra l’O2 e la CO2.: l’atto della respirazione avviene in due tempi, inspirazione ed espirazione, tra i quali avviene una breve pausa. I movimenti del torace sono regolati dal diaframma e dai muscoli intercostali. Durante l’inspirazione l’aria ricca di ossigeno penetra nel nostro organismo e, attraverso le vie respiratorie, arriva nei polmoni. Negli alveoli polmonari avviene lo scambio, detto ematosi, tra l’ossigeno dell’aria e i prodotti di rifiuto del metabolismo organico (anidride carbonica e vapore acqueo), trasportati dal sangue che per questo fatto viene detto venoso. Una volta avvenuta l’ematosi, l’aria con i prodotti di scarto viene emessa tramite l’espirazione, mentre il sangue (detto ora arterioso) trasporta l’ossigeno alle cellule di tutto l’organismo, dalle quali riceverà nuovi prodotti di rifiuto; il ciclo potrà così ricominciare. Quella che noi chiamiamo respirazione tecnicamente si divide in respirazione interna ed esterna: per respirazione esterna si intende lo scambio di ossigeno e di anidride carbonica da parte dell’apparato respiratorio in toto, mentre la respirazione interna è lo scambio gassoso che avviene tra le cellule e l’ambiente esterno che lo circonda. I polmoni e la parete toracica sono strutture elastiche. Normalmente, lo spazio tra i polmoni, e la parete toracica non contiene che un sottile strato di liquido. La pressione in questo spazio intrapleurico è subatmosferica (inferiore ad un’atmosfera) e i polmoni strettamente aderiscono alla parete toracica. L’inspirazione è un processo attivo: il diaframma si abbassa, mentre i muscoli costali espandono il torace. La pressione intrapleurica, che all’inizio è di circa -2.5 mm Hg, scende a -6 mm Hg. Per questi due fattori i polmoni sono obbligati ad espandersi per seguire il movimento della cassa toracica. All’interno degli alveoli, e conseguentemente nel resto delle vie aeree, si forma una pressione leggermente negativa e l’aria entra nei polmoni. Terminata l’inspirazione, i polmoni si ritraggono con un movimento elastico riportando la parete toracica nella posizione espiratoria. Durante questo processo, che viene chiamato espirazione, la pressione dell’aria nei polmoni è leggermente positiva, e ciò determina la fuoriuscita di aria. L’espirazione, nel respiro tranquillo, è passiva, nel senso che nessuno dei muscoli che riducono il volume del torace si contrae. Invece nella prima parte dell’atto espiratorio vi è una lieve contrazione di questi muscoli. Nell’uomo adulto, la frequenza degli atti espiratori (inspirazione, espirazione, pausa) è di 16-20 al minuto. Il ritmo respiratorio può essere più o meno frequente. Possiamo controllare volontariamente solo in parte la frequenza e la quantità d’aria che inspiriamo; possiamo bloccare volontariamente per qualche tempo la respirazione ma, quando nel sangue la quantità di anidride carbonica è in eccesso, siamo obbligati a respirare anche indipendentemente dalla nostra volontà. Se non facciamo ginnastica, non solo l’apparato respiratorio, ma anche l'apparato muscolo-legamentoso perde il tono, la forza e la resistenza muscolare, viene a ridurre l'elasticità del tessuto muscolare e delle strutture tendinee. L'apparato cardiovascolare registra una scarsa irrorazione sanguigna in tutti i distretti muscolari e un affaticamento del cuore dovuto al mancato apporto della pompa muscolare per il ritorno venoso, con conseguente innalzamento della frequenza cardiaca a riposo e la comparsa di tachicardia. Nell'apparato respiratorio il primo sintomo è la ridotta capacità vitale a causa della scarsa stimolazione dei polmoni; di conseguenza si ha un aumento del volume residuo. La struttura ossea viene interessata per la riduzione della densità e una più rapida demolizione delle cellule con la comparsa di fenomeni degenerativi come l'osteoporosi. Dal punto di vista endocrino e metabolico si ha un generale rallentamento del metabolismo basale con aumento del colesterolo totale, in particolare del "LDL" (il colesterolo cattivo) a discapito del "HDL" (quello buono); si registra una ridotta capacità di utilizzare il glucosio, il tutto con un conseguente squilibrio della massa corporea (più grassa e meno magra) portando il soggetto in sovrappeso. Non ultimo il sistema neuro-sensoriale fa sì che la malattia ipocinetica modifichi il tono "umorale" della persona, facendola così cadere in stati di ansia e depressione. I benefici della ginnastica sono quelli di stimolare il sistema cardiorespiratorio. L'attività del cuore e dei polmoni fa sì che gli apparati di cui fanno parte garantiscano ai muscoli ed ai tessuti un apporto di sangue ed ossigeno sempre proporzionale allo sforzo esercitato e per il maggior tempo possibile, tale da consentire ad un individuo di affrontare le molteplici situazioni in cui l'organismo viene a trovarsi durante la giornata. L'elemento "aerobico", cioè la presenza costante dell'ossigeno come fonte di energia primaria per il raggiungimento del benessere fisico, ha portato alcuni autori a definire questo tipo di allenamento come "fitness aerobico e Cardio-fitness". Il meccanismo "aerobico" permette di compiere uno sforzo per lungo tempo e utilizza come principale fonte energetica i grassi, che, con l'ausilio dell'ossigeno, producono l'energia per il lavoro muscolare, caratterizzando così l'allenamento aerobico (correre, andare in bicicletta, etc.). Il sistema "anaerobico" invece è in grado di produrre più energia con minore durata, ed esaurendo subito la presenza di ossigeno, provoca un veloce affaticamento muscolare che induce a una concentrazione di acido lattico. Il meccanismo anaerobico riesce a lavorare sia in assenza di ossigeno - anaerobiosi alattacida - che con la presenza degli acidi prodotti dalla combustione dello stesso - anaerobiosi lattacida.
Questi due tipi di sistemi energetici sono presenti nell'uomo quando ha bisogno di un'immediata disponibilità di energia (sollevare un peso, salire una rampa di scale, etc.) e quindi la capacità fisica che ne beneficia di più è senz'altro l'uso della forza muscolare in tutte le sue forme. In realtà, il corpo umano non lavora a compartimenti stagni e molto spesso il metodo utilizzato per produrre l'energia è una combinazione dei vari meccanismi. In generale però, è possibile considerare l'allenamento aerobico come il miglior allenamento per l'apporto cardiovascolare, mentre il sistema anaerobico è maggiormente indicato per il rafforzamento di ossa, tendini e muscoli. Le risposte fisiologiche a questo tipo di allenamento producono dei benefici che consentono all'organismo di ridurre il rischio di contrarre numerose patologie come le malattie cardiovascolari (ipertensione, infarto, colesteromia), e di prevenire fenomeni di sovrappeso come l'obesità e le malattie psicosomatiche come l'insonnia, lo stress e l'ansia. L'esercizio aerobico è utilizzato per terapie cliniche come il diabete, le patologie psichiatriche e per il trattamento pre- e post-gravidanza. I benefici ottenuti con l'allenamento aerobico sono: riduzione della pressione sanguigna con abbassamento del battito cardiaco a riposo, aumento del volume del cuore e della gittata cardiaca, maggior afflusso del sangue ai capillari ed ai tessuti muscolari con aumento del volume totale del sangue, aumento della capacità vitale e del consumo d'ossigeno e diminuzione dell'ansia, degli stress e delle tensioni. L'allenamento anaerobico è un ottimo esercizio per allenare la Forza.