IL CRISTIANESIMO O IL PARADOSSO RELIGIOSO

 

 

INTRODUZIONE

Presentazione

 

Il titolo "Il Cristianesimo o il paradosso religioso" sottolinea l'aspetto su cui ho focalizzato la trattazione filosofica di Sören Kierkegaard per evidenziarne col discorso le divergenze teologiche e antropologiche che il filosofo, anche se come vedremo non appartenente ad un luteranesimo stretto, ha con la Santa Romana Chiesa Cattolica.

Parlare di Sören Kierkegaard vuol dire considerare un grande filosofo e uomo cristiano. Padre dell'esistenzialismo, vive in sé il tormento dell'individuo nella sua singolarità (aspetto prettamente luterano). Come Agostino delle Confessiones o Pascal di "Les Penseès", la storia della filosofia torna con Kierkegaard a focalizzare la sua attenzione sul cristianesimo opposto alla mastodontica costruzione razionale e dialettica del pensiero chiuso ed armonico di Hegel.

Kierkegaard riflette, come Pascal, sul problema religioso sulla necessità dell'opzione fra il mondo e Dio, sul valore morale dell'impegno e del rischio del salto fideistico. Comunemente a Pascal riconosce l'irrazionalità della fede (punto di contatto fra il luteranesimo e il giansenismo) e la necessità del salto (i tre ordini di Pascal), l'angoscia del peccato e della salvezza.

Evidenzierò nel pensiero di Kierkegaard le concordanze e le divergenze con il cattolicesimo chiarendo che in un secolo di panteismo e materialismo, Kierkegaard ha riportato l'attenzione nell'uomo come unico: egli ha, a mio avviso, anticipato il concetto che si è valorizzato nell'antropologia teologica cattolica riguardo alla persona umana come unica e irripetibile in quanto l'uomo è lasciato libero da Dio di raggiungere la perfezione della fede che "esige quella maturità del dono di sé a cui è chiamata la libertà dell'uomo".

Citerò inoltre la tesi di Cornelio Fabro e di Ruttenbeck che vedono consonanze ideologiche di Kierkegaard col cattolicesimo. Rimarcherò però le differenze teologiche riguardo al concetto di chiesa come Sposa di Cristo e al riconoscimento del Papa, a cui Kierkegaard opporrà il rapporto del singolo con Dio.

 

 

La Vita

La biografia di Kierkegaard è interessante dalla prospettiva del nostro discorso per comprendere l'uomo e il pensatore, e per comprendere la sua figura alla luce delle drammatiche esperienze biografiche, dei dubbi e delle ansie del cristiano di fronte al problema della salvezza, delle agitazioni e delle passioni e delle dispute con la chiesa protestante che saranno poi riflesse nell'ultima parte delle sue opere. Della biografia saranno illustrati i particolari più salienti.

Sören Kierkegaard nasce a Copenaghen nel 1913. Il padre Michaël Pedersen Kierkegaard era commerciante; era un uomo dominato da incessanti preoccupazioni religiose, appartenente a una comunità di Fratelli Moravi e si imponeva pratiche devote sentendosi colpevole dinanzi a Dio.

"Di Sören, suo ultimo figlio al vecchio Michael Kierkegaard avvertì presto le doti fuori del comune. Si preoccupò di riservare al bambino fin dalla prima infanzia l'educazione religiosa più intensa. Quasi identificando Sören con l'Isacco della Bibbia, figlio tardivo e sacrificato dal padre (…), voleva che Sören fosse "la sua possibilità di riscatto e di espiazione".

Questo senso di lontananza da Dio che Michael Kierkegaard sentiva portò al Figlio "la visione pietistica del rapporto fra il cristiano e il Cristo: rapporto fortemente personalizzato e riferito innanzitutto alla passione del Cristo". Kierkegaard infatti vivendo accanto al padre credeva che per un fallo da lui commesso gravasse sulla famiglia una maledizione. Questa dimensione enigmatica della psiche kierkegaardiana si trova nel saggio autobiografico degli Stadi sul cammino della vita e negli episodi dei due lebbrosi e del sogno di Salomone. Ma la trasfigurazione più pregnante si trova nel racconto biblico di Abramo che deve sacrificare il figlio Isacco. Il conflitto in Abramo è che egli deve sacrificare ciò che ama di più. "La formula di tale conflitto che esprime l'essenza della vita cristiana è timore e tremore". Certamente l'educazione fu un cristianesimo austero che creò nel filosofo l'idea che su suo padre gravasse la maledizione di Dio e che per castigo la sua famiglia dovesse sparire per sempre.

Nel 1830 si scrisse all'Università di Copenaghen. A poco più di vent'anni si opera in lui un tentativo di rottura con il passato: una crisi interiore che lo porta alla perdizione. "Conduce una vita frivola, frequenta la società, pensa di scrivere teatro". Lo smarrimento spirituale gli fa ritardare gli studi. Kierkegaard si salva dalla dissipazione per il suo stesso temperamento meditativo. Torna alla religione e si riconcilia con il padre, riprende gli studi e esordisce nella vita letteraria nel '38 con Estratto delle carte di uno che vive ancora. Nel 1838 avviene la morte del padre. Nel 1840 ottiene il diploma in Teologia che gli consente di esercitare il ministero pastorale. Volendo dare ordine alla sua vita pensa di sposare la diciassettenne Regina Olsen. Kierkegaard capisce poi di non potersi legare a Regina per la sua innata malinconia: nel 1841 rompe il fidanzamento. Come dice Antiseri il motivo che lo spinse a tale gesto è che Kierkegaard si rese conto che Dio aveva la precedenza. Kierkegaard non si sentiva di vivere il compromesso e l'inserimento nell'ordine costituito perché aveva deciso di abbracciare l'ideale cristiano della vita con la serietà profonda del penitente. Si può dire che il ricordo di Regina ritorna spesso nella produzione poiché nei temi dell'estetica ne abbiamo degli esempi come La ripresa o Timore e tremore (l'episodio di Agnese e il Tritone dove il Tritone è salvato dal candore di Agnese). Alcuni critici parlano e asseriscono che I discorsi edificanti furono scritti per Regina. Comunque questo dramma fu profondo e determinò insieme a quello del padre il suo rapporto con Dio.

Nel 1843 uscirono Aut aut, Timore e tremore, e La ripetizione, dedicati ai tre stadi della vita: estetico, etico e religioso. Nel 1844 esce Il concetto dell'angoscia in cui sono analizzati i vari aspetti del sentimento dell'angoscia e Briciole di filosofia che pone il problema dell'appropriazione della verità nell'esistenza. Nel 1846 esce La postilla conclusiva non scientifica che approfondisce il problema posto nell'opera precedente. Negli stessi anni il giornale satirico "Il corsaro" inizia i suoi attacchi a Kierkegaard, che ne soffrirà molto. Nel 1849 uscirà La malattia mortale che tratta il tema della disperazione. Nel 1854 dà inizio alla battaglia contro la Chiesa stabilita di Danimarca. Il 1855 è l'anno in cui Kierkegaard muore, colpito da paralisi. I diari summa di tutto il suo pensiero usciranno postumi.

 

 

La produzione filosofica e letteraria.

Cornelio Fabro evidenzia la forte connessione fra vita e produzione filosofica e letteraria in Kierkegaard. La produzione del filosofo può essere divisa in comunicazione indiretta o diretta a seconda che le opere presentino pseudonimi o il nome dell'autore. La produzione di Kierkegaard può essere divisa in tre gruppi.

 

Le opere pseudonime ( che sono le più conosciute); e fra queste possiamo individuare due gruppi: quelle del tutto pseudonime (come Aut aut di Victor Eremita, Timore e tremore di Johannes de Silentio, La ripresa di Costantin Constantius, Il concetto dell'angoscia di Vigilius Haufniensis, Le prefazioni di Nicolas Notabene, Stadi sul cammino della vita di Frater Taciturnus) e quelle che hanno per editore Kierkegaard e l'autore pseudonimo (come Le briciole e La postilla di Johannes Climacus e La malattia mortale e L'esercizio del Cristianesimo di Anticlimacus).

B) Le opere pubblicate col suo nome: ad esse appartengono I discorsi edificanti.

C) Le carte di cui la parte più importante è data dal diario; le carte A sono inedite, le B generalmente pubblicate e le C sono appunti di lettere e ricerche personali.

"I vari pseudonimi esprimono varie possibilità di esistenza in una sfera di idealità pura estetica, etica e religiosa. Non danno mai direttamente il pensiero e la vita reale (…), benché svolgano anche pensieri suoi e siano sostanziati da fatti espressi e sottintesi dalla sua vita personale. Nella pseudonomia c'è "une stratégie consciente de production et de communication en laquelle l'oeuvre trouve, au de là de la diversité apparente de ses orientations, son unité (...). Les pseudonymes sont autant de figures existentilles fictives qui parlent chacune en leur nom en développant la perspective qui est la leur et il sent autant de maniéres détournées de révéler les possibilités concrètes de l'existence".

Molti critici dividono l'attività pseudonima in tre fasi: estetica, etica e religiosa. Il ciclo della cristianità che a noi di più interessa è rappresentato dallo pseudonimo Anticlimacus che parla in nome del cristiano autentico.

La scrittura per Kierkegaard ebbe grande importanza: "solo quando mi metto a scrivere io mi sento bene, dimentico allora tutti i dispiaceri della vita e tutte le sofferenze (...) un simile impulso così ricco, inesauribile, mantenuto di giorno in giorno per cinque o sei anni e che fluisce così abbondante: un tale impeto non può non essere una vocazione divina.