TESINA INTERDISCIPLINARE
Ma
il fascismo non si sarebbe mai imposto se si fosse fatto a capo di una serie di tendenze
illiberali e antidemocratiche. In Italia la crisi del partito liberale, le lotte dei
socialisti fra riformisti e minimalisti creò la possibilità di questa forza nuova. Di
certo il fascismo subì e forse ebbe la sua matrice ideologica nel sindacalismo
rivoluzionario di Alceste De Ambris, nella utopia populista dell'impresa di DAnnunzio,
nella cultura futurista di Marinetti con lesaltazione della violenza e della
velocità.
Anche
se Mussolini partì da una visione squadrista,
di lotta alla monarchia ed alla Chiesa, fondando i
Fasci di combattimento nel 1919, poi si avvicinerà alla filosofia di Gentile,
conservatrice e reazionaria.
Per questo motivo il fascismo fu
alimentato e sostenuto da una parte considerevole di forze conservatrici e liberali.
Il
regime fascista proponendosi dapprima come difensore della Patria e restauratore della
dignità nazionale e poi ben presto proclamando la perfetta identità fra se stesso e lo
stato, non doveva lasciare scampo ad alcuna forma di opposizione diretta.
Ma gli
anni che scorsero dal 1924 al 1928 costituiscono un periodo storico particolarmente
caratteristico anche per il nostro paese - l'Italia -, in cui il regime dittatoriale
fascista raggiunse una solidità che a molti sembrò indistruttibile. Nel suo discorso del
3 gennaio 1925, Mussolini aveva dichiarato che, in 48 ore, egli avrebbe chiarito la
situazione politica interna su tutta lItalia: i partiti politici (ad eccezione di
quello fascista), furono sciolti; i giornali furono dapprima sequestrati periodicamente,
poi imbrigliati, tormentati, e rovesciate le loro direttive, ridotti all'impotenza; e, se
resistevano, addirittura soppressi; oppure, se si trattava di quotidiani di speciale
autorità, costretti a vendersi al Partito unico. Tutte le associazioni ancora tollerate
furono sottoposte al controllo delle autorità di Pubblica sicurezza. Ora il fascismo si
dà alla pazza gioia di fare della libertà e della Costituzione strumento asservito alla
sua volontà di dominio e di potere.
La trista
catena degli anelli di ogni dittatura si va snodando un giorno dopo l'altro. Viene
riesumata la pena di morte, che era gloria italiana avere da più di un secolo abolita, e
tale feroce castigo è riservato appunto a colpire i colpevoli di crimini politici. I
tribunali ordinari con le loro garanzie per gli imputati non sono ritenuti adatti a
giudicare questo genere di reati, per cui si istituisce, fuori di ogni norma e di ogni
garanzia, un tribunale speciale, che non soggiace ad alcun diritto di appello. Le carceri
si riempiono di comunisti, o cosi detti comunisti, molti dei quali sono degli infelici
appartenenti a qualsiasi partito o di nessun partito, ma che hanno mostrato di non gradire
il regime attuale e di arrischiarsi a censurare talora qualche punto della sua opera
politica o amministrativa. Risorge la condanna al confino per reati politici; lo
spionaggio e la denunzia ritornano all'ordine del giorno, e le bilance dei diritti e dei
doveri civici sono deliberatamente falsate. L'intolleranza, il diritto alla persecuzione
sono (si dichiara apertamente) la fondamentale ideologia della dittatura italiana. Quella
che viene, definita la nostra feroce volontà totalitaria sarà perseguita con maggiore
ferocia; diventerà veramente l'assillo e la preoccupazione dominante della nostra
attività : di fascistizzare la nazione, perchè italiano o fascista sia la stessa cosa... Intransigenza assoluta, ideale e politica.
Il
fascismo rivoluzionario si oppose al fascismo, che sposò le tesi più tradizionali : dellesaltazione
della patria e della cristianità. Il fascismo nacque e seppe sfruttare le tendenze
illiberali ed antidemocratiche già presenti nella cultura del Novecento, diffusasi in
vasti settori della media e piccola borghesia, percorsi da una vasta crisi di identità e
di sbandamento. Il fascismo fu sostenuto anche dalle classi conservatrici. Gli storici
distinguono due fasi all'interno del fascismo : quella gentiliana(1922-1929), e quella
cattolico-reazionaria che culminò con i Patti Lateranensi ( dal 1929 al 1940).
Ma se nei primi anni del regime fascista (1922-25),
la libertà era tollerata, il 25 Dicembre del '25 la cultura antifascista e la libertà di
stampa sono vietate dalle leggi eccezionali sulla Stampa. Secondo la formula mussoliniana
di tutto nello Stato, niente fuori dello Stato, nulla contro lo Stato la
cultura subì attraverso una serie di operazioni una progressiva fascistizzazione; la
fascistizzazione integrale della stampa non tese ad eliminare, ma, a fascistizzare i
quotidiani: del Corriere deIla Sera e deIla Stampa , per esempio , furono modificate
integralmente le linee.
All'interno
di questo nuovo stato vi fu unopposizione ovviamente non palese di quegli
intellettuali che, oppostisi allinizio al fascismo, avevano aderito al Manifesto dellintellettuale antifascista di
Croce in risposta Manifesto dellintellettuale
fascista di Gentile.
All'interno
delIideologia fascista nacquero due correnti di pensiero. Da una parte cerano
i revisionisti o movimento di Stracittà (come il Bottai o il Bontempelli direttori
rispettivamente di Critica Fascista e di Novecento), che caratterizzarono il pensiero della
prima fase del fascismo : nello stesso filone di Gentile volevano la trasformazione del
fascismo in stato, la creazione di una classe dirigente, non ripudiando culturalmente la
tradizione liberale e il pensiero idealistico di Croce e Gentile e linteresse per la
cultura europea; ritenevano, tout court, lo stato fascista come la naturale prosecuzione
del liberalismo.
Dallaltra
vi erano gli intransigenti o rivoluzionari chiamati anche Strapaese All'interno di questa
polemica fra fascismo revisionista di cui la rivista esponente e' Novecento di Bontempelli che sosteneva una cultura
europeistica (la rivista infatti era scritta in francese ) e il fascismo squadrista e
rivoluzionario raccolto intorno al Selvaggio di
Maccari a Colle Val d'Elsa e l'Italiano dì
Longanesi a Bologna.
Analizzerò
la prima fase del fascismo, quella influenzata dal pensiero gentiliano. L'idealismo del
Gentile si definisce come assoluto nel senso che si propone di svolgere più eminentemente
di quanto non sia accaduto in passato, il principio che non esiste altra realtà che
quella del pensiero. Lidealismo attuale o attualismo pone il pensiero come unica
realtà e non intende il pensiero come oggetto pensato o pensabile, ma come Soggetto
attualmente pensante. Vale a dire come l'Atto del pensiero, che produce, contiene e
unifica in sé tutta l'esperienza, nella molteplicità dei suoi oggetti, e che nel suo
vivo presente raccoglie così il passato come il futuro.
Nella
riforma della scuola, da ministro della Pubblica Istruzione, Gentile non considera la
pedagogia scienza autonoma, perché nulla è fuori dellatto del pensiero. La
pedagogia è perciò filosofia( il maestro è in atto e il discepolo in potenza). Secondo
gentile la vera pedagogia e educazione è la generazione perpetua che il pensiero fa di se
stesso. Leducazione è un atto dialettico. Se è lo Spirito che sincarna nella
storia, lo spirito nasce conoscendo la storia. Gentile introdusse la storicizzazione di
tutte le materie scolastiche cioè lo studio della storia della Letteratura, della
Filosofia ecc.
Certamente
nel periodo che anticipa la prima guerra mondiale, i cittadini avevano il dovere di
partecipare alle missini belliche nazionali, senza poter esercitare il diritto dobbiezione
di coscienza. Molti uomini soffrirono dellesperienza bellica, come leggiamo nella
poesia Fratelli di Giuseppe Ungaretti, dove si
esalta come in un tempo in cui si esalta la guerra, la morte per le patrie e la retorica e
l'infatuazione, Ungaretti trova questa umana solidarietà: "fratelli".
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola
tremante
nella
notte
Foglia
appena nata
Nell'aria
spasimante
involontaria
rivolta
dell'uomo
presente alla sua
fragilità
Fratelli
Giuseppe
Ungaretti[1] in poesia offre il più radicale esempio di
rinnovamento formale sperimentato dalla lirica del nostro secolo. L'Allegria (1918), da cui è tratta la poesia
sopracitata, è un libro-chiave della storia letteraria italiana del Novecento: il
linguaggio si abbrevia e rifiuta rima, punteggiatura e estetismo. Giuseppe Ungaretti è considerato il fondatore dell'ermetismo - la
fortunata definizione è del critico Francesco Flora - corrente letteraria che si diffonde
in Italia più o meno a partire dagli anni Venti e che tanto peso avrà sulla poesia
italiana successiva. In sintesi si può dire che, pur con mille aspetti e soluzioni
diverse, gli ermetici cercano di restituire al linguaggio della poesia una sua dimensione
essenziale, scabra, talvolta volutamente oscura (di qui il termine) al fine di restituire
alla parola abusata verginità e novità. Così riscattate le parole tornano a essere
specchio della realtà e consentono all'uomo di percepire l'inesprimibile sostanza di quel
mondo apparentemente privo di senso che lo circonda. Strumento tecnico fondamentale per
gli ermetici è l'analogia, intesa però in un senso tutto particolare ben spiegato dallo
stesso Ungaretti: "il poeta d'oggi cercherà di mettere a contatto immagini lontane,
senza fili". Vale a dire che, abolendo il come che introduce il rapporto tra le cose
paragonate, l'analogia diventa più sintetica e oscura, ma per questo più efficace.
L'essenzialità della poesia ermetica è poi da mettere in diretta relazione con il
contenuto; le scelte di stile, infatti, non sono mai dettate dal caso. I poeti ermetici
sono accumunati da un male di vivere che, pur essendo diverso nella concreta esperienza di
ciascuno, li accumuna tutti nel pessimismo sulle possibilità dell'uomo e persino della
stessa poesia. In assenza di certezze da cantare a gola spiegata, gli ermetici rifiutano
dunque i moduli espressivi tradizionali sulla base di una precisa scelta etica, dalla
quale discendono poi le novità di stile. Strumento fondamentale di questa
rivoluzione è la metrica dell'Allegria: che disgrega il verso tradizionale in versicoli,
frantumando il discorso in una serie di monadi verbali, in un-lessico del tutto
«normale», anti-letterario. Anche il silenzio e il bianco della pagina portano allassenza
di punteggiatura. Parola e silenzio stanno l'una all'altro come rivelazione ad attesa di
rivelazione. La metrica franta dell'Allegria
non è che l'equivalente della ricerca della parola «nuda» ed essenziale, e che può
portare il poeta a enunciati ridottissimi come il famoso
«M'illumino / d'immenso», ricerca che riscopre l'assoluto quasi religioso
della parola vergine, originaria. Per questo Ungaretti è
considerato il fondatore dellermetismo, che ritiene che la poesia debba essere
criptica, scorciata ed ermetica. Ungaretti distrusse il verso per poi ricomporlo, e
cercò i ritmi per poi costruirne i metri. Tutta la musica della poesia ungarettiana,
nelle sue infinite modulazioni, si sprigiona da questo suo farsi graduale, da
quest'ascoltazione sempre più all'unisono col proprio animo, di cui le varianti e
rielaborazioni sono la storia illustre. Nel distruggere il verso, nel cercare i nuovi
ritmi, prima di tutto mirò alla ricerca dell'essenzialità della parola, alla sua vita
segreta; e, com'era necessario, a liberare la parola da ogni incrostazione sia letteraria
sia fisica. Al
nuovo stile si riallacciano in Allegria le
esperienze di vita che determinano alcune precise scelte di stile e contenuto
assolutamente innovative per la poesia italiana. La prima, e fondamentale, è l'esperienza
di soldato. Sepolto in trincea tra fango, pioggia, topi e compagni moribondi, il giovane
poeta scopre una nuova dimensione della vita e della sofferenza che gli sembra imporre,
per poter essere descritta, la ricerca di nuovi mezzi espressivi. Quel movimento di
istintiva reazione vitalistica all'orrore della guerra, o di rinfrancamento (il grumo di
ricordi che si fa illusione e quindi coraggio), che abbiamo colto nei testi precedenti
quasi allo stato embrionale e in dialettica esplicita con le immagini della desolazione,
lo ritroviamo sviluppato e variato in molti altri testi dell'Allegria. La scarnificazione
del discorso a parola pura e nuda, colta nello spessore della sua evocatività,
corrisponde all'esperienza della guerra e la riduzione del vissuto ai fattori essenziali e
originari: una tragica e concreta materialità da cui si staccano, come repentine
illuminazioni, ricordi, fantasie care, grumi di sensazioni e sentimenti dimenticati,
tensioni e aspirazioni liberatorie. Una concreta fenomenologia bellica - che va dalle più
nette immagini di violenza e morte in Veglia alla
distruzione materiale in San Martino del Carso.
Sono insomma testi di oggettiva denuncia delle lacerazioni prodotte dalla guerra. I due
componimenti in cui le immagini materiali della guerra sono assenti appaiono anche (con
San Martino del Carso) i più desolati: l'esperienza della tragedia bellica è quasi
sempre resa da Ungaretti in termini di riflessi intimi, di moti dell'animo. Ungaretti è con
un reparto italiano sul fronte francese, accampato nel bosco di Courton, sotto i
bombardamenti tedeschi: ogni cannonata che arriva spezza gli alberi, stronca vite umane.
Ecco che nasce Soldati:
Si
sta come
d'autunno
sugli
alberi
le
foglie
Ma
il dolore per la guerra non spegne lamore per la vita, per la sfida coraggiosa al
dolore, che rende Ungaretti ai nostri occhi un poeta che non si arrende, ma combatte il
pessimismo. E un superstite lupo di mare, notazione autobiografica emozionante: anche
Ungaretti dopo quelli che parevano i naufragi della sua vita, subito riparte, "subito
riprende / il viaggio", come si legge nel Porto Sepolto:
E
subito riprende
il
viaggio
come
dopo
il naufragio
un
superstite
lupo
di mare
I fiumi di Ungaretti sono a mio avviso un documento
importantissimo della poetica di Ungaretti: in essi il poeta rievoca le fasi del suo
passato e paragona ogni periodo di esso ad un fiume: dalla guerra rievocata e ripensata
attraverso lIsonzo, il Serchio, fiume delle sue origini, essendo i genitori
lucchesi, il Nilo fiume della sua pubertà e la Senna, che corrisponde al periodo della
sua gioventù. Ma è in questa natura che il poeta si sente docile fibra delluniverso.
Una visione ottimistica quella ungarettiana, che sente verso gli uomini un senso di
fratellanza e riconosce la natura come madre. Ungaretti è un uomo di pena, a cui basta unillusione
per farsi coraggio: è un uomo in armonia con lumanità e la Natura.
(
)Questo
è l'Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell'universo
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m'intridono
mi regalano
la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil'anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere
e crescere
e ardere dell'inconsapevolezza
nelle estese pianure
Questa è la Senna
e in quel torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell'Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch'è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre
La
successiva raccolta Sentimento del tempo, del
1933, presenta un'evoluzione nella poetica di Ungaretti. Gli spunti autobiografici, così
numerosi nell'Allegria di naufragi, diminuiscono
lasciando posto a una riflessione più esistenziale. L'uomo Ungaretti tenta ora di farsi
Uomo, cercando nelle proprie emozioni e paure il riflesso di quelle che sono comuni a
tutti. Inizia qui il tormentato recupero della fede, la quale può forse rappresentare per
l'uomo smarrito un'ancora di certezze. Il cammino, tuttavia, non è lineare e non mancano
situazioni di conflitto tra il sentimento religioso e le esperienze dolorose nella storia
del singolo o della comunità. Parallelamente a questi cambiamenti tematici ne avvengono
altri a livello stilistico: in particolare il recupero di una metrica più tradizionale,
rinnovata però dal precedente lavoro di scoperta della parola. Ne
Il dolore, raccolta del 1947, la biografia
irrompe nuovamente nella poesia in seguito alla tragica morte del figlio Antonietto, cui
sono dedicate le liriche della prima parte; nella seconda parte, invece, Ungaretti si
sofferma sulle vicende drammatiche della guerra. C'è dunque un rapporto tra le due
sezioni: il dolore individuale e quello collettivo danno la misura di un cammino umano
segnato dalla sofferenza e dalla difficile riconquista della fede negli imperscrutabili
disegni divini. E tra questi due piani, quello personale celebrato nel Dolore e quello
corale, collettivo, che ha trovato le sue più alte espressioni nel Sentimento del tempo, si muove tutta la successiva
produzione di Ungaretti.
Giuseppe
Ungaretti fu affascinato dallarte di Apollinaire a Parigi, e ritroviamo ben evidente la lezione del poeta
francese nella distruzione della punteggiatura che il poeta italiano opera nella sua prima
raccolta LAllegria di Naufragi. Lo
scrittore che distrugge la punteggiatura è consciamente o inconsciamente distruttore
della tradizione e pertanto la sua non è altro che una provocazione inconscia o
intellettuale contro il mondo che lo circonda, chegli non sa accettare.
Linfluence
de Guillaume Apollinaire (pseudonyme de
Wilhelm Apollinaris de Kostrowitzky est né à Rome le 26 août 1880 et mort à Paris le 9
novembre 19189 est fondamental pour Ungaretti. Fils d'une Polonaise et d'un Italien,
Apollinaire est le plus originel, le plus divers, le plus grand aussi des poètes qui ont
cherché la rénovation de la poésie en France au début de notre siècle. Après de
bonnes études effectuées dans des collèges religieux à Monaco, puis à Cannes et à Nice, qui
formaient son humanisme classique et le teintèrent de quelque mysticisme frondeur, il se
rendait à Paris (1899), et trouva peu après l'occasion de suivre, en qualité de
précepteur, une famille en Allemagne. En 1913, il publiait Alcools, dont
il a supprimé toute ponctuation. Nous savons que chez Apollinaire, l'intérêt pour la
qualité visuelle du texte a été grandement stimulé par des relations privilégiées
avec les peintres les plus célèbres du siècle naissant : Picasso, par exemple. A la
lecture d'Alcools ou de Calligrames on ne peut
tout d'abord que subir la concision et le caractère énigmatique du vers. Pour comprendre
apollinaire il faut que l'expression poétique oblige le lecteur à dépasser la
signification littérale pour rechercher un supplément de sens. C'est la forme même du
poème qui suscite ce détour. Le vers se présente sans ponctuation et pour dépasser le
simple mot d'ordre futuriste, on peut relever que l'effet est immédiatement sémantique :
loin de donner uniquement un caractère inachevé au vers, cela oblige le lecteur à le
lire d'une traite et à l'envisager comme une expression fugitive sans véritable origine,
sans fin, un moment poétique qui tranche avec tout ce qui n'est pas lui. Le vers a donc
bien pour ambition dans sa brièveté, sa rectitude et sa richesse prosodique d'insister
sur la fugacité de la beauté. La brièveté devient donc le message et l'énigme peut
alors être levée. Le poète choisit le jeu
de mots pour guider de façon ludique le lecteur: . Ses recherches l'orientent aussi vers
les Calligrammes
qui associent dessins et mots sous forme de poèmes graphiques. La renaissance du
calligramme au XXe siècle est essentiellement associée à son influence. Dans le Pont Mirabeau la musique du vers cache un sens de
douleur. Lhomme en voyant la fleuve pense à sa femme, mais lamour sen
est allé, et le rappel delle est continu, parce-que le temps qui passe est lent.
Sous
le pont Mirabeau coule la Seine
Et
nos amours
Faut-il
qu'il m'en souvienne
La
joie venait toujours après la peine.
Vienne
la nuit sonne l'heure
Les
jours s'en vont je demeure
Les
mains dans les mains restons face à face
Tandis
que sous
Le
pont de nos bras passe
Vienne
la nuit sonne l'heure
Les
jours s'en vont je demeure
L'amour
s'en va comme cette eau courante
L'amour
s'en va
Comme
la vie est lente
Et
comme l'Espérance est violente
Vienne
la nuit sonne l'heure
Les
jours s'en vont je demeure
Passent
les jours et passent les semaines
Ni
temps passé
Ni
les amours reviennent
La
libertà personale artistica, religiosa o despressione non è tutelata in tutti i
paesi. Questo è uno dei motivi per cui, insieme alla povertà, in Italia e in Europa
assistiamo allimmigrazione. Tale fenomeno
si definisce come insediamento permanente o definitivo di persone in un Paese diverso da
quello originario o per turismo o al fine di esercitare un'attività lavorativa o di
studio. Ciascuno Stato stabilisce le condizioni per l'ingresso di cittadini stranieri nel
proprio territorio. Per i Paesi della UE vige il principio della libera circolazione dei
lavoratori e il diritto a stabilirsi in ciascuno di essi. Gli immigrati sono aumentati in
tutta Europa e il loro numero sarebbe ancora maggiore se nelle statistiche si tenesse
conto dei naturalizzati e dei minori, che non sempre vengono registrati a parte. I flussi
sono diminuiti rispetto ai primi anni 90, ma, oltre che in Germania, si tratta di
più di 100.000 ingressi in Austria, Regno Unito, Francia e anche lItalia si
avvicina a quel livello.
Allinizio
del 1997 gli immigrati nei 15 Stati dellUnione sfioravano i 19 milioni di unità,
con unincidenza del 5,1% sui 371 milioni e 654 mila residenti, e gli extracomunitari
erano12 milioni (70% del totale).
Si
tratta di cinque stranieri ogni 100 residenti: 10 su 100 in Austria, Belgio e Germania e
2,5 in Italia. LItalia, che supera il milione di presenze, si colloca subito dopo la
Germania (più di 7 milioni), la Francia (quasi quattro milioni) e la Gran Bretagna (quasi
due milioni).
Solo
cinque Stati membri (Germania, Gran Bretagna, Italia, Francia e Spagna) hanno una
popolazione superiore al numero degli immigrati presi nel loro complesso.
A
tener conto dei residenti, che pur nati allestero hanno ormai acquisito la
cittadinanza di uno degli Stati membri, lUnione Europea per popolazione immigrata si
avvicina ai 26 milioni degli Stati Uniti, dove però lincidenza sui residenti é del
9%. Ogni giorno diventano cittadini europei 1.000 immigrati (nel 1996 2.000 al giorno): in
media sono interessati alla cittadinanza due su cento immigrati, mentre in Italia questo
meccanismo risulta ancora poco funzionante.
Nel
corso degli anni 90 le revisioni legislative nei paesi europei sono state numerose e
con leccezione dellItalia, le modifiche intervenute si sono caratterizzate in
senso restrittivo per quanto riguarda sia gli immigrati che i richiedenti asilo.
Non
può però sfuggire, lapporto demografico fornito dallimmigrazione nel Vecchio
Continente.
LEuropa,
infatti, é soggetta a un progressivo invecchiamento derivante da un tasso di fecondità
al di sotto del livello di sostituzione (più accentuato nei paesi mediterranei e in
Italia) e da una speranza di vita molto alta. La popolazione attiva dellUnione da
qui al 2020 diminuirà di otto milioni di unità. E notevole la differenza con i
paesi in via di sviluppo, in 71 dei quali oltre il 40% della popolazione ha meno di 40
anni.
In
Europa, secondo lOCSE, diminuirà la popolazione attiva (15-64 anni) e aumenterà
quella anziana (65 anni e più), con conseguente aggravio sul sistema pensionistico e
sanitario. Il rapporto di dipendenza (anziani rispetto alle persone attive) nel 2010
oscillerà tra il 18,4% in Irlanda e il 30,4% in Italia. Lincidenza dei figli degli
immigrati sulle nuove nascite é molto più alta rispetto allincidenza della
popolazione immigrata su quella residente. Senzaltro, quindi, le nascite dei figli
degli immigrati possono fin da ora contribuire ad contenere linvecchiamento della
popolazione e rendere meno traumatici i processi di aggiustamento demografico da adottare.
Tuttavia, lefficacia nel tempo dellimpatto dellimmigrazione, dipenderà
anche dalle future ondate migratorie, esigenza di cui bisognerà tener conto nella
programmazione dei flussi, senza pensare a una impossibile chiusura delle frontiere. In
ogni modo lEuropa non può ragionevolmente fare a meno degli immigrati e di una
politica dellimmigrazione.
Sotto
la spinta del disagio strutturale dei paesi di origine continueranno a operare i fattori
di attrazione dellimmigrazione, e allinterno dellUnione perdurerà il
bisogno strutturale di manodopera, anche se attualmente si favorisce solo quella
temporanea.
Questo
contesto demografico lascia prevedere degli spazi per i lavoratori immigrati, che in larga
misura hanno un ruolo di complementarità e non di concorrenzialità con i locali. Stando
così le cose, bisogna sforzarsi per riuscire a meglio inquadrare lapporto dinamico
dellimmigrazione e superare una visione assistenziale e pauperistica di questi
lavoratori.
Il
paese di destinazione che assorbe il maggior numero di emigrati è la Francia. Questo esprime, da un lato,
l'importanza dell'impero coloniale francese che si estendeva su buona parte dell'Africa
occidentale e centrale. Nel 1987, si stimava il numero degli immigrati africani in Francia
in 175.000, cifra destinata a superare i 235.000 nel 1990.
Ma
è l'Italia che pare diventare, sempre più in questi ultimi anni, la terra prediletta
degli emigrati. Provenienti da ogni parte, se ne sono contati, a fine aprile 1992, circa
100.000 individui secondo le statistiche del Ministero dell'Interno italiano.
I
Senegalesi, in rapido aumento, costituiscono, con 28.000 persone circa, il quarto gruppo
di immigrati provenienti dal Sud, dopo i Marocchini, i Tunisini e i Filippini. Gli
emigrati provenienti dai paesi del Golfo di Guinea sono anche molto numerosi, in
particolare quelli provenienti dal Ghana (circa 13.000), i Nigeriani (oltre 6.400), quelli
che arrivano dalla Costa d'Avorio e quelli provenienti dal Niger (circa 1.600). Gli
emigrati del Ghana sono anche molto numerosi in Germania dove superano i 15.000. Flussi
simili, provenienti dall'Africa Occidentale si dirigono sempre più in Spagna, imboccando
la via marocchina. La comunità malgascia è anche molto numerosa in Francia, la vecchia
madrepatria, dove il numero dei suoi individui si avvicinava a 9.000 nel 1990.
Dall'altro
lato del continente, il Corno d'Africa, già colpito da calamità naturali ripetute
(siccità in particolare), ma devastato soprattutto a causa di conflitti etnici imputabili
a guerre civili interminabili, è divenuto una terra di repulsione e di esilio verso tutte
le direzioni.
Ma
per ragioni storiche gli emigrati di queste zone che raggiungono lEuropa, si
dirigono in preferenza in Italia dove si sono contati, nell'aprile del 1992, circa 12.000
Somali e altrettanti Eritrei e Etiopi. Se ne trovano anche qualche migliaio in
Scandinavia, in particolare in Svezia, soprattutto con lo statuto di rifugiati, ma anche
in Germania (circa 16.000 nel 1990).
Gli
immigrati vivono nei loro paesi spesso da sudditi, mentre nel nostro paee trovano la
Costituzione della Repubblica italiana, in cui il cittadino è tutelato dai diritti, ma al
contempo ha verso lo stato dei doveri. La Costituzione
della Repubblica Italiana enuncia, come prima, i dodici principi fondamentali, che costituiscono la base del
nostro ordinamento[2].
Riguardo ai doveri e diritti dei cittadini possiamo
analizzare i seguenti articxoli legislativi:
- Il titolo I (artt.13-28) regola i rapporti
civili. In esso sono contenuti i diritti civili: libertà personale, libertà di domicilio
e di corrispondenza, libertà di circolazione, libertà di riunione, libertà di
associazione, libertà di coscienza e di proselitismo, libertà di pensiero e di stampa,
divieto di discriminazioni per motivi politici, divieto di requisizioni arbitrarie di
beni, servizi e prestazioni personali, libertà di azione e difesa, diritto al giudice naturale, presunzione
d'innocenza, diritto di risarcimento.
Art. 13. La
libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione
o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se
non per atto motivato dall'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla
legge. In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge
l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono
essere comunicati entro quarantotto ore all'autorità giudiziaria e, se questa non li
convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni
effetto. E punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a
restrizioni di libertà. La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione
preventiva.
Art. 14. Il
domicilio è inviolabile. Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o
sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per
la tutela della libertà personale. Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità
e di incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da leggi speciali.
Art. 15. La
libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono
inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità
giudiziario con le garanzie stabilite dalla legge.
Art. 16. Ogni
cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio
nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di
sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.
Ogni cittadino è libero di uscire dai territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo
gli obblighi di legge.
Art. 17. I
cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. Per le riunioni, anche in
luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico
deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati
motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.
Art. 18. I
cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non
sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle
che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere
militare.
Art. 19.
Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi
forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in
pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Art. 20. Il
carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od
istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali
gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività.
Art. 21.
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo
scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad
autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato
dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa
espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa
prescriva per l'indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza
e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro
della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che
devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità
giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro
s'intende revocato e privo d'ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere
generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono
vietati le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni
contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a
reprimere le violazioni.
Art. 22.
Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della
cittadinanza, del nome.
Art. 23.
Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla
legge.
Art. 24.
Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La
difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. Sono assicurati ai
non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni
giurisdizione. La legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori
giudiziari.
Art. 25.
Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge. Nessuno può
essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto
commesso. Nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se non nei casi previsti
dalla legge.
Art. 26.
L'estradizione del cittadino può essere consentita soltanto ove sia espressamente
prevista dalle convenzioni internazionali. Non può in alcun caso essere ammessa per reati
politici.
Art. 27. La
responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla
condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di
umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di
morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra.
Art. 28. I
funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente
responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrati, dagli atti compiuti in
violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli
enti pubblici.
- Il titolo II (artt.29-34) disciplina i
rapporti etico-sociali. Sono quindi riconosciuti: i diritti della famiglia, il
diritto-dovere alla salute e il diritto allo studio.
Art. 29. La Repubblica riconosce i diritti della
famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato
sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a
garanzia dell'unità familiare.
Art. 30. E
dovere e diritto dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati
fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano
assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela
giuridica e sociale, confutabile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La
legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.
Art. 31. La
Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia
e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale
scopo.
Art. 32. La
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della
collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a
un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può
in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Art. 33.
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le
norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri
per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che
chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un
trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. E' prescritto
un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione
di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale. Le istituzioni di alta cultura,
università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti
stabiliti dalle leggi dello Stato.
Art. 34. La
scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è
obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di
raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto
con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere
attribuite per concorso.
Il titolo
III (artt.35-47) regola i rapporti economici. Sono quindi riconosciuti: la tutela del
lavoro, la libertà sindacale e delle organizzazioni sindacali, il diritto di sciopero e
le sue forme, il diritto di non scioperare, l'iniziativa privata, la proprietà privata,
l'artigianato e la cooperazione, la partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale e il risparmio popolare.
Art. 35. La
Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e
l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le
organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge
nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.
Art. 36. Il
lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo
lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera
e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il
lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può
rinunziarvi.
Art. 37. La
donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che
spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua
essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata
protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato. La
Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità
di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.
Art. 38. Ogni
cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al
mantenimento e all'assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed
assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia,
invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno
diritto all'educazione e all'avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo
articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L'assistenza
privata è libera.
Art. 39.
L'organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo
se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.
E' condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento
interno a base democratica. I sindacati registrati hanno personalità giuridica,. Possono,
rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti
collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie
alle quali il contratto si riferisce.
Art. 40. Il
diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano.
Art. 41.
L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità
sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La
legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica
e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Art. 42. La
proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a
privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i
modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e
di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti
dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale. La legge
stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti
dello Stato sulle eredità.
Art. 43. A
fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante
espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di
lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a
servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano
carattere di preminente interesse generale.
Art. 44. Al
fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti
sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti
alla sua estensione secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica
delle terre, la trasformazione del latifondo e la ricostruzione delle unità produttive;
aiuta la piccola e la media proprietà. La legge dispone provvedimenti a favore delle zone
montane.
Art. 45. La
Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e
senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i
mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.
La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell'artigianato.
Art. 46. Ai
fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della
produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e
nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende.
Art. 47. La
Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e
controlla l'esercizio del credito. Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla
proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto
investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.
- Il titolo IV (artt.48-54) è dedicato ai rapporti
politici, in parte già enunciati nei principi fondamentali. Il diritto di voto è alla
base della sovranità popolare e della democrazia della Repubblica. Ad esso sono
affiancati: il diritto d'iscrizione ai partiti, il diritto di petizione ed il diritto alle
cariche elettive. Nel titolo IV, sono enunciati anche i doveri del cittadino: la difesa
della Patria e il dovere tributario.
Art. 48. Sono
elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto
è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. Il diritto di
voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza
penale irrevocabile e nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.
Art. 49.
Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con
metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Art. 50.
Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti
legislativi o esporre comuni necessità.
Art. 51.
Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle
cariche elettive in condizioni di uguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge.
La legge può, per l'ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai
cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica. Chi è chiamato a funzioni
pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di
conservare il suo posto di lavoro.
Art. 52. La
difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio
nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di
lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici. L'ordinamento delle Forze
armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.
Art. 53.
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità
contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Art. 54.
Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservare la
Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere
di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla
legge.
Il
bilancio d'esercizio costituisce
l'obiettivo/risultato del processo di contabilità generale (COGE). È l'unico documento
tramite il quale formalmente le imprese comunicano ai terzi i risultati della gestione.
Il
d. Lgs n. 127, del 9/4/91, ha profondamente innovato le norme che vincolano la
presentazione del bilancio di esercizio delle società di capitali e delle imprese, in
generale. In particolare ha profondamente modificato:
· le
funzioni,
· i
vincoli,
· la
struttura del bilancio.
Il
bilancio ha 2 funzioni:
1)
intrinseca o di determinazion-misurazione: determinare periodicamente il reddito di
esercizio e il correlato capitale di funzionamento, con la massima precisione possibile,
ammissibile e conveniente;
2)
estrinseca o di comunicazione-informazione: costituire un documento informativo per i
terzi per consentire loro l'apprezzamento della gestione.
I
"terzi" (tutti coloro che non hanno accesso al sistema informativo dellimpresa)
hanno necessità di apprezzare, giudicare, valutare l'impresa, la sua gestione, i suoi
risultati economici, le sue risorse patrimoniali e la sua struttura finanziaria.
La
funzione estrinseca del bilancio è appunto quella di informare periodicamente "i
terzi" sulla "bontà"
(efficacia) del calcolo economico svolto dall'imprenditore, sull'efficienza della gestione
della impresa nell'attuare il calcolo economico, sui risultati della gestione svolta
nell'impresa (rendicontazione).
I
"terzi", per attuare l'apprezzamento ricorrono alle analisi di bilancio cioè a
quel corpo di tecniche tramite le quali possono tentare di aumentare la quantità e la
qualità delle infor-mazioni ottenibili dal bilancio per l'apprezzamento della gestione.
La logica delle analisi è la seguente:
Se
il calcolo economico pone in essere la gestione, se il bilancio riflette il calcolo
economico e la gestione, allora attraverso il bilancio è possibile tentare di comprendere
il calcolo economico e di ricostruire, almeno approssimativamente, le operazioni e i
processi della gestione.
Le
analisi di bilancio ricercano "indici", cioè indicatori, che facciano
comprendere come si sia svolta la gestione e perché si siano prodotti certi risultati. Le
analisi di bilancio si basano però su un presupposto fondamentale che il bilancio non
deve rappresentare un semplice rendiconto dei risultati aziendali ma deve costituire un
modello adeguato della gestione e del calcolo economico.
Per
tenere separate le due funzioni conviene, pertanto, distinguere tra:
bilancio contabile - è il documento tecnico, formato da stato patrimoniale (determina il
capitale di funzionamento) e conto economico (determina il reddito di esercizio). Svolge
principalmente la funzione di determinazione.
bilancio aziendale - è il documento aziendale, formato dal bilancio contabile a da altri
documenti integrativi o a corredo che l'impresa trasmette ai terzi. Svolge principalmente
la funzione di informazione.
Qualunque
sia la funzione assegnatagli, il bilancio non può essere redatto in modo arbitrario
dall'imprenditore (tramite il contabile). Deve essere redatto secondo regole che
consentano la determinazione affidabile e l'interpretazione
significativa dei dati in esso contenuti.
È
pertanto un documento vincolato, in quanto la sua redazione è assoggettata a
regole-vincoli di diversa natura.
Due
sono le specie di vincoli fondamentali:
-
vincoli tecnico-contabili. Riguardano la funzione intrinseca di misurazione. Sono
rappresentati: 1) dai principi economico-aziendali di calcolo del reddito e del capitale,
2) dalle regole di buona tecnica contabile, 3) dai principi contabili di generale e
corrente accettazione (GAAP o General Accepted Accounting Principles);
-
vincoli giuridici. Riguardano la funzione estrinseca di informazione. Sono rappresentati:
1) dalle norme di legge che disciplinano il bilancio per gli imprenditori (leggi civili,
leggi fiscali , decreti legislativi, decreti
ministeriali).
I
principi generali di redazione nel Codice Civile sono così chiamati allart. 2423bis
alcuni normali, tradizionali, principi generali (o postulati) di calcolo del
reddito di esercizio e del capitale di funzionamento: funzionamento, prudenza (nelle valutazioni).
Secondo
i Dottori Commercialisti e i Ragionieri (Documento n. 10 BILANCIO DESERCIZIO -
FINALITÀ E POSTULATI): In sostanza sono statuiti i principi: della prudenza (vedi
numeri 1, 2, 4 e 5 di cui sopra), della prospettiva di funzionamento dellimpresa
(vedi numero 1 di cui sopra), della competenza (vedi numeri 3 e 4 di cui sopra) e della
continuità dei criteri di valutazione (vedi numero 6 di cui sopra)
I
principi di redazione del bilancio pongono veri vincoli alla formazione del sistema dei
valori rappresentati nel bilancio desercizio. Poiché sono vincoli che derivano da
regole razionali di economia aziendale e di ragioneria, possono essere denominati vincoli
razionali alle valutazioni.
1.
funzionamento (going concern) - Reddito e capitale di funzionamento sono significativi
solo se calcolati in ipotesi di continuazione della vita dell'impresa. L'impresa è un
sistema in evoluzione che sviluppa una concatenazione di processi produttivi alcuni dei
quali hanno ciclo ancora aperto a fine periodo. Nel calcolare il risultato si deve
supporre che i processi produttivi in corso al 31/12 possano essere conclusi
successivamente. Occorre, pertanto, effettuare la valutazione dei fattori non ancora
impiegati nei processi produttivi come costi sostenuti e da recuperare nei futuri esercizi
(principio di correlazione), quindi secondo il principio del costo;
2.
correlazione (matching) - Per il calcolo del reddito di esercizio si deve cercare di
verificare che siano correlati al meglio i costi con i ricavi tramite i processi
produttivi (vedi principio di funzionamento). I costi
sono investimenti (tanto in senso economico che in senso finanziario) necessari per la
produzione; i ricavi sono recupero di quegli investimenti;. occorre pertanto interpretare
il reddito come il valore prodotto dallimpresa dopo avere recuperato i costi
necessari per ottenerli ed avere comunque coperto gli sprechi per investimenti
non recuperabili.
Lo scorso
1° agosto è entrato in vigore lo "Statuto
del contribuente" dopo l'approvazione della legge 27 luglio 2000, n.212. Si
tratta di un provvedimento, da molti definito la "Carta dei diritti" del
contribuente, che ha l'obiettivo di fornire maggiori garanzie per il cittadino nei
rapporti con qualsiasi ente in positivo, sia questo Amministrazione finanziaria, Comune,
Regione, provincia, ecc.
Molte
disposizioni previste dallo Statuto dovranno essere praticamente attuate entro qualche
mese - lo stabilisce la legge stessa - molte altre, invece, sono già entrate in vigore.
Vediamo in sintesi quanto è cambiato, o è destinato a cambiare, per gli aspetti di
maggiore interesse per la generalità dei contribuenti.
L'IVA (Imposta sul valore aggiunto) è un'imposta
che si applica sulle cessioni di beni, ad esempio una qualsiasi vendita al dettaglio, e le
prestazioni di servizi come la spedizione di un pacco con un corriere privato, eseguite in
Italia, da tutti i titolari di Partita IVA.
Dobbiamo
aprire una Partita IVA quando esercitiamo un'attività economica sia di tipo autonomo che
imprenditoriale se siamo cioè dei professionisti come avvocati o dentisti oppure se
possediamo un negozio. L'IVA è disciplinata dal DPR 633/72.
L'IVA
è un'imposta che "di fatto" paga il consumatore, infatti quando compriamo, ad
esempio, una Coca Cola a 1 euro, in realtà paghiamo 0,80
più 0,20 di IVA (il 20% del valore del bene acquistato, aliquota
ordinaria). Spesso il costo dei beni che acquistiamo è indicato senza comprendere l'IVA,
si dice così che una macchina costa L.15 milioni più IVA, per sapere quanto costa
veramente quella macchina dobbiamo aggiungere a 15 milioni l'IVA del 20% cioè L.3 milioni
ottenendo il vero prezzo che sarà L.18 milioni.
Negli
ultimi anni il processo di decentramento e autonomia fiscale degli enti locali (regioni,
province e comuni) ha subito un'accelerazione. Il denaro derivante da molte imposte è
destinato direttamente agli enti locali, ovviamente le modalità di applicazione di queste
tasse è stata riformata.
Ora
gli enti locali possono gestire questi tributi ed anche decidere le aliquote seppure entro
certi limiti, minimi e massimi, stabiliti dall'amministrazione finanziaria centrale.
In
concreto le principali tasse che sono imposte dagli enti locali sono:
ICI (Imposta comunale sugli immobili)
Addizionali Regionale e Comunale all'IRPEF
Altre Tasse locali (TARSU - Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi e COSAP - Canone
per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche).
L'ICI
Imposta comunale sugli immobili, viene pagata da tutti coloro che possiedono: fabbricati
(es. la propria casa), aree fabbricabili e terreni agricoli - bisogna essere proprietari o
titolari di diritti reali di godimento, ad esempio in caso di decesso del coniuge sorge il
diritto di abitazione del coniuge superstite o in caso di separazione coniugale o di
divorzio sorge il diritto di abitazione a favore del coniuge.
In
questi casi di diritto reale il proprietario non ha alcun obbligo per quanto riguarda
l'ICI.
Per
calcolare l'ICI è necessario prima di tutto determinare il valore catastale
dell'immobile. Questo valore può essere richiesto all'ufficio del catasto ed è
attribuito in base a parametri quali metri cubi, ubicazione, tipo di immobile.
Poi
si determina la 'base imponibile', cioè il valore sul quale si applica una percentuale
determinando così l'imposta da pagare (vedi esempio). L'ICI non riguarda assolutamente
gli inquilini.
Calcoliamo la base imponibile La base imponibile si
determina in questo modo:
Per
i fabbricati
La
base imponibile si calcola così: data la rendita catastale del fabbricato al 1° gennaio
2001 aumentata del 5%, la si moltiplicata per un valore che varia a seconda della
categoria catastale:
si moltiplica per 100 per le abitazioni, gli alloggi collettivi e i fabbricati a
destinazione varia (gruppi catastali A, B e C con esclusione A10 e C1)
si moltiplica per 50 per gli uffici, gli studi privati e gli alberghi, teatri, banche etc
(gruppi catastali di categoria D)
si moltiplica per 34 per i negozi e le botteghe (categoria C1)
Per
i fabbricati appartenenti alle imprese (gruppo D) si considera il valore attribuito
all'immobile nelle scritture contabili.
Tutti
i contribuenti che devono pagare l'IRPEF, ad esempio un lavoratore dipendente o un
pensionato, devono anche pagare due addizionali all'IRPEF, una regionale e una comunale
(se deliberata dal comune in cui abbiamo il nostro domicilio fiscale).
Per
calcolare questa addizionale, va preso il reddito IRPEF diminuito degli oneri deducibili e
su questa base imponibile si applica l'aliquota prevista per l'addizionale regionale e per
quella comunale.
Per
l'anno 2001 (dichiarazione 2002), l'aliquota dell'addizionale regionale da applicare alla
base imponibile, è stabilita nella misura dello 0,9% per tutto il territorio nazionale;
per gli anni successivi può essere elevata dalla regione fino all'1,4%.
Alla
base imponibile si applicano due diverse aliquote:
una uguale per tutti i comuni che nel 2000 non è stata fissata e che quindi non deve
essere pagata
una che varia da comune a comune fino ad un massimo dello 0,4%.
Ad
applicare questa imposta sono stati nel 2001 4.041 comuni, quasi il doppio rispetto ai
2.435 che avevano introdotto l'addizionale già dal 2000, primo anno di applicazione
dell'addizionale.
Per
chi ha un reddito di lavoro dipendente e assimilati le addizionali regionale e comunale
vengono calcolate dal sostituto di imposta, ad esempio dal nostro datore di lavoro quando
effettua le operazioni di conguaglio e trattenute dal nostro stipendio in un numero
massimo di 11 rate, cioè il nostro datore di lavoro divide l'imposta da noi dovuta in
undici parti che ci trattiene dallo stipendio per 11 mesi.
Per
chi ha altri tipi di redditi il calcolo delle addizionali e il pagamento avviene quando
presentano la dichiarazione dei redditi, infatti questi contribuenti possono non subire
una ritenuta dal datore di lavoro, quindi le addizionali non sono calcolate e trattenute
dal sostituto d'imposta.
[1]
Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria
d'Egitto da genitori italiani. Nel 1912 si trasferisce a Parigi, dove si laurea alla
Sorbona e frequenta gli ambienti dell'avanguardia artistica. Allo scoppio della guerra il
poeta, fervido interventista, si arruola e va a combattere sul Carso e poi sul fronte
francese. Rientrato in Italia nel 1921, si impiega al Ministero degli Esteri e aderisce al
fascismo (Mussolini firma la presentazione di una sua raccolta). Nel 1936 va a San Paolo
del Brasile, dove insegna all'università. Durante il soggiorno brasiliano, nel '39, muore
il figlio Antonietto di nove anni. Nel '42 è di nuovo in Italia, a Roma, e si dedica
sempre all'insegnamento universitario. La sua fama di poeta, che si era consolidata già a
partire dagli anni Venti, cresce col passare del tempo, e sempre nuovi poeti si rifanno
alla sua lezione. Muore a Milano nel 1970; l'anno prima era uscita l'edizione completa
della sue poesie col titolo "Vita di un uomo".
[2] - L'art. 1, sancisce il carattere democratico della Repubblica italiana, fondata sul lavoro.
- L'art.2, riconosce e garantisce i diritti inalienabili dell'uomo.
- L'art.3, sancisce e promuove l'uguaglianza sociale e politica di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, razza, lingua, condizioni personali e sociali.
- L'art.4, ribadisce il valore fondamentale del lavoro, come diritto e dovere di ogni cittadino.
- L'art.5, sancisce l'unità e l'inviolabilità dello stato, ammettendo però un'ampia autonomia delle autonomie locali.
- L'art.6, 7 e 8, disciplinano i rapporti tra Stato e Chiesa e sanciscono la libertà di religione.
- L'art.9, proclama l'impegno dello Stato nella promozione dello sviluppo culturale, scientifico e tecnico del nostro Paese.
- L'art.10, riconosce le norme del diritto internazionale, cui l'Italia si attiene
nell'elaborazione della propria politica estera.
- L'art.11, sancisce in modo inequivocabile il ripudio della Repubblica italiana della guerra, come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
- L'art.12, si riferisce alla bandiera, simbolo dell'unità del popolo italiano.