IRENE SPARAGNA O LA MELICA ICASTICITA' DEL VERSO

COMMENTO CRITICO DI MASSIMILIANO BADIALI

Il ricordo del padre Gennaro Sparagna, alla cui memoria è dedicata l’Associazione che Irene Sparagna presiede, è perennemente e inesorabilmente presente nella memoria della poetessa, quasi come se questo evento tragico fosse il punto di risalita e di partenza, il grado zero di scrittura poetica:

A MIO PADRE

Volgo lo sguardo indietro

i pensieri corrono a te,

spesso credo nella tua tangibilità

le mani carezzano ancora

e ancora instancabili

i luoghi dove aleggia

rarefatto il tuo passaggio.

Sei ombre

che nelle ore giovanili

del nuovo mattino

evocano magiche carezze,

un miracolo che fugge

temendo la luce.

Ho inciso nel cuore

il calore di un sorriso

e scopro quanto è capace di ferire

la voglia di te

e l’ingombrante e muta assenza.

Da sbiadite foto

rinfresco i tuoi lineamenti,

il tuo guardarmi profondo.

Come un’alcolista di vita

ingollo smarrimenti giornalieri,

domani sarà un rantolo di cuore

a lenire i chiaroscuri

delle nostre lontananze.

Irene Sparagna scrive poesia di animo e interiorità squisitatamente femminea. È sotto gli occhi di tutti un fenomeno che merita qualche riflessione: sfogliando una qualsiasi storia della letteratura italiana, è evidente la scarsa presenza delle voci femminili. Qualche motivo deve esserci dal momento che i testi maschili vengono inseriti in un percorso scandito da notazioni filosofico-scientifiche e riconosciuti per le loro precipue originalità stilistiche. Nella poesia femminile è effettivamente relegata in secondo piano la necessità di una comprensione logico-ontologica del mondo : la poesia di Irene Sparagna è poesia di cuore femminile, è gineceo melico del suo dislocamento rispetto a un centro agognato, o percepito, o di una solitudine che pesa, o della percezione di sé come alterità, tanto che lo spazio di sé è avvertito come chiuso, una prigione da cui bisognerà prima o poi uscire, per amare. Nella poesia di Irene Sparagna è molto sviluppato il filone della poesia come memoria, che attraverso una sorta di anamnesi cerca di verificare la beatitudine di un prima, il trauma di una rottura e l’inizio di un processo che vede la finzione come forma sostitutiva di un’identità perduta. Si tende non alla ricerca, maschile, della verità, ma dell’invenzione di luoghi o di situazioni di riscatto. Irene offre un'immagine semplice, ma appassionata dei propri sentimenti, equilibrata ma coinvolgente, dove l'amore ha un ruolo da protagonista con tutta una serie di immagini psicologiche e in cui il ricordo e l'analisi delle emozioni passate ne suscita nuove altrettanto forti. La poesia indaga sulle emozioni provate da una persona innamorata della vita, sulla memoria che diviene silenzio e assenza di restituzione:

ORA HO

Ora ho memorie confuse

di ciò che mi narravi

Hai seminato voci calde

ma spesso rastrello

bigi silenzi.

Nella prefazione di” Venezia Sensazioni lagunari” del Luglio 2004, la poetessa stessa scrive: “Amo le calli e i segreti di questa città sensuale. Prime luci del giorno, calli deserte, sulla strada incrocio solo pochi passanti assonnati e infreddoliti, l’umidità della notte pian piano si dilegua. Poi un’esplosione di voci, l’odore di mare che ti penetra nei polmoni e nella testa, braccia nude di uomini in stivaloni di plastica, colori abbaglianti. Venezia per me ha un non so che di femminile : è morbida, avvolgente, dai confini sfumati, in cui mare e cielo ti abbracciano”.

E TUTTO INTORNO

E tutto intorno

ancora la laguna

si appisola nella sua

camicia di nebbia

e tra pizzi e trine

i pensieri si accoccolano

al risveglio sfuocato.

L'amore che percorre queste poesie di Irene Sparagna è spesso taciuto, sussurrato, appena nominato, difeso con pudore.  Una melica che canta la passione e la disillusione, l'innamoramento e l'affetto quotidiano, In poesie che toccano talora suggestive intensità di immagini, come in CON AMPI (Con ampi discorsi/ accompagnavi/la mia trasvolata…/Chiederei di ribagnarmi/nel tuo litorale di vita). Amori corrisposti o non ricambiati, col condizionale e il futuro o la riposante certezza dell'indicativo, avvolti da scenari INTIMI, profumati d'estate e di pioggia. Anche le stelle “stanno a guardare” le liriche della poetessa, quasi parole che rischiarano i pensieri ombrosi. Echi musicali e pittorici impreziosiscono l'espressione amorosa, che tocca pure le corde della nostalgia, dell'abbandono, del desiderio come nella poesia QUANDO I TUOI OCCHI (Quando i tuoi occhi/empiono le mie vastità/ mentre al calar del sole/guardo i tramonti/nulla può tacitare /la felicità nel suo vociare.) o in AL DI LA’  (Al di là/ dei tuoi occhi/amo guardare/e al rientro/nel tuo sguardo/sentirmi dentro di noi) o  della ricerca intima come in NELLE PIEGHE (Nelle pieghe /della vita/in angoli acquattati/ricerco le armonie/del mio universo.).

In silenzio allora, con tenacia umile, sa tessere di nuovo trame che erano sfilate, nella speranza espressa in AVREI (Avrei bisogno/di dialogare con te/la necessità è millesimale apnea/per questo cuore sdrucito…/rincorrerò ancora/ un languido stupore/per donartelo il dì/dell’abbraccio).

La poesia della Sparagna è poesia pura: è melica ermetica, criptica, esoterica, è poesia intima che scevera i meandri più intimamente reconditi dell’anima e del cuore.

LE POESIE

Le poesie

sono gocce sospese

nell’aria,

ramoscelli spezzati

in balia del vento

Pensieri di bimbi

che corrono

in cielo.

Non sono nostre

sono tesori di tutti.

Puoi vederle passare

al mattino

e afferrarle la sera.

 

E’ poesia che si libbra nell’immaginazione: ed è melica della stessa sostanza dei sogni.

HO UN SOGNO

 Ho un sogno

un sogno racchiuso in una lacrima

calda come le tue labbra

trasparente

come il tuo viso

senza volto

Sei grandine

di pensieri

Uragano fra le nuvole

tempesta della mia anima

Fra i cirri che solcano il cielo

e le nuvole che giocano

a rimpiattino

penso al mio sogno

penso di incontrarti

Toccarti.

Quella di Irene Sparagna è una poesia da leggere e assaporare nella genuinità dell’ispirazione, che, lontana da ogni virtuosismo e costruzione metrica, adotta il verso libero per restituire la freschezza e l’immediatezza in melica della percezione interiore. Per questo, la poetessa usa il correlativo oggettivo, tecnica che propone la rappresentazione iconica di una serie di oggetti, di una situazione, di una catena di eventi che sono la formula di quella sua emozione, in modo che, quando siano dati i fatti esterni, che devono condurre ad un’esperienza sensibile, venga immediatamente evocata l’emozione. L’immagine evocata dalla poetessa è l’equivalente emotivo del pensiero. L’immagine è tutta rivolta all’oggetto, a un luogo, a una situazione o a una serie di eventi, al quale l’autrice associa un’emozione, uno stato d’animo, un ricordo, in modo che l’evocazione di quell’oggetto richiami quello stato d’animo. Adottando questo procedimento la poetessa si dedica alla precisione nella formulazione dell’immagine, evitando ogni indeterminatezza impressionistica della parola. Detto in parole più povere è una parte di una lirica, in cui si registra un sovraffollarsi ed un sovrapporsi di oggetti.  Ad esempio in LASCIAMI VIVERE le illusioni divengono “Figlie del vento” che “bagnano i palmi delle sue mani/aperti verso l’immenso, /scivolano incanalate tra le rughe/della pelle./ Un istante,/ per arrivare anziani/davanti alla scala del tempo/e come in un quadro impressionista,/scomparire,/tra le pennellate confuse/di un esperto pittore,/su una tela/ancora bianca) o  in RUOTO dove la memoria è in preda della fuga temporis, è tabula rasa del passato:

Ruoto come farfalla

alla luce del lampione

calore di un vecchio approdo

una eco di tempo sicuro

risuonano di rintocchi

le geometrie di memorie perdute.

Oppure le emozioni che divengono : “carezze leggere/ per un cuore/ che non è mai sazio/ di dare e ricevere”(poesia EMOZIONI) o le memorie che “Sono barche/Nel porto del cuore/Le tenaci/Memorie ancorate” (poesia MEMORIE). Irene Sparagna scrive poesia della poesia, come un momento di riflessione che, dall’esperienza di dolore da cui nasce, si stacca per dire del proprio mistero e della propria felicità. La malinconia si staglia sulla geometria interiore e diviene ombra di tedio e minaccia di dubbio e perplessità.

E SI FA ANCORA SERA

E si fa ancora sera

nei reconditi angoli del cuore

una malinconia lampeggia

come un neon tra i pensieri

la notte sarà compagna

tra i silenzi che si specchiano

nel riflesso dell’anima

nella perplessità

di nuove sensazioni

attendo la vita.

 

E’ un’autoanalisi inconscia, che racconta l’approdo onirico a un eldorado dalla porte d’avorio.

 SONO

Sono un piccola piuma

che piroetta nell'aria

disegna e pennella

i suoi sogni

e gorgheggia la sua emozione

che diventerà l'esplosione

di ciò che ho dentro.

La poetessa vi appare come colei che sa raggiungere il porto  dell’ essere e della memoria, e ne torna con un tesoro di canti da comunicare e da diffondere.

PARLO

Parlo alla prima stella nel cielo

Nella sera è un fluttuare di emozioni

Che recitano il loro divenire

Su palchi di velluto.

La poesia per Irene è  la consapevolezza di quel bene desiderato e toccato, di quel segreto raggiunto e tuttavia perduto, è la speranza e la promessa di ulteriore consolazione.

RACCONTERO’

Racconterò anche ai sassi

delle mie perle di cuore

userò parole

prive d’avarizia

e farò di ogni

occasione smunta

vita che gronda

il fuoco dei miei secoli.

                                              

 

  prof.  Massimiliano Badiali

Ideatore e fondatore del Labirintismo

Presidente Onlus Mecenate di Arezzo