MASSIMILIANO BADIALI

RECENSIONE A SCRITTI SCIOLTI  DI ALDA FORTINI

 

Scritti Sciolti  di Alda Fortini è una raccolta intimamente allegorica, non dominata da un’estasi paesaggistico –contemplativa, come potrebbe apparire ad una prima lettura, ma sostenuta da una fitta trama simbolica, che, a tratti inconscia, ma per lo più intellettualistica, carica le pagina di un alone orfico, di una misteriosa capacità di comunicazione e di una quasi medianica lettura dell’invisibile. Al centro vi è il tema del viaggio “in un limbo inferiore in cui è rifiutato il reale”(Romano Leoni, Settembre 1991) dentro ad un labirinto di simulacri e visioni dove appaiono portici, vicoli, cancelli, roseti, tutti rifugi claustrofobici e incubi di un’anima che non sa più manifestare il dolore, ma che è regredita a trasferirlo nel simbolo: nella poesia Il mercato, infatti, l’animo della poetessa diviene “un insolito e liso casolare/ nel discreto e spento turbamento”.

Il dolore si è trasferito nel paesaggio e negli oggetti che divengono correlativo simbolico dell’animo della Fortini, come è ben evidente nella poesia Vicoli:

Oscuri e disagevoli vicoli

Dalle disgregate e scavate facciate

allacciano stanche e frettolose illusioni.

Ma presuntuose e vigili gronde

segnate da neri e fumosi comignoli

 sono in ammessi ed allargati ritagli.

 E sorvegliate sono le coincise botteghe

dagli spigoli smussati e brevi”. 

 

Siamo in un universo monotono, nauseabondo e soffocante che la poetessa traspone nel verso, che presenta una metrica rigidamente scandita da più aggettivi collegati al sostantivo, spesso resi con assonanze interne, operazione che rende il ritmo più lento, in quanto la poesia è specchio dello strenuo sforzo di autochiarificazione. Ed è per questo che la metrica è monocorde, poiché nella ripetitività dell’assillo d’animo, la poetessa non cambia registro in quanto la poesia non ha placato l’angoscia che l’aveva determinata: “il nuovo ed atteso raccolto/ si perde nel brutale e diluito ripetersi”da Il telaio.

Correlativo simbolico della vita è un’Aiuola dove non esiste razionalità alcuna, ma caos (“Si leva una spontanea ed istintiva polvere”), in cui sono presenti molti dolori (“nodosi e taglienti cespugli /dissipati lungo burroni e dirupi”) e illusioni ( “ E la nascosta luna si flette e tace /in arrugginite e scompigliate promesse”). Solo “la tetra e contraria nebbia rimedia/ al primitivo e rifiutato messaggio” ( da Il cancello). La salvezza dal labirinto è impedita: mentre l’acqua, simbolo della vita, non può scorrere (Corre rapida e veloce/ l’acqua fangosa e consistente del fiume/ per tortuose ed irte rive/contro un’aperta e proibita finzione” da Il Fiume), la clessidra del tempo avanza (“E la clessidra pone un ornato e fine desiderio” da La Clessidra) e  alla poetessa non resta che il nulla: “una fila di sciatti e logori scaffali” (La strada). 

L’estrianiamento dal reale è reso attraverso una potente suggestione evocativa e una emotiva capacità visionaria, che rimanda alla poesia decadente. Decadente è la poesia quando assume un tono gozzaniano e prosastico, ove cozza l’aulico con il quotidiano, l’arte con la lucertola (Il Diario) o ancor più ove traspone il tema sensuale in un simbolismo floreale inconscio analogo a quello pascoliano, come splendidamente evocato nella lirica Il bosco :

         Ma tenue è l’umido e limitato muschio

         Nelle evitate e scarse avventure.

         E silenzio inquieto e compatto

Nel malinconico ed abusato bosco

In un giorno libero e selvaggio.  

 

 

Prof. Massimiliano Badiali